I grandi eventi internazionali e territoriali legati al vino (ma non solo), continuano ad essere cancellati, come ovvio che sia. Perchè l’emergenza Covid è planetaria, e se in Cina si prova a ripartire tra mille difficoltà e restrizioni, e in Italia si vede qualche primo timido segnale positivo, tanti altri Paesi, dagli Usa al Regno Unito, solo per citarne alcuni, vedono crescere rapidamente le criticità interne, in una pandemia che sarà risolta davvero solo quando lo sarà a livello globale. Con tempi che saranno, ovviamente, molto lunghi. E viene da pensare che il settore enoico, come del resto molti altri (anche ben più potenti da un punto di vista economico, come quello dell’auto o dell’elettronica, che hanno già cancellato quasi tutti i grandi eventi dell’anno), debbano prendere in considerazione l’idea di un 2020 “sabbatico” tout-court. Saltata la Prowein a Dusseldorf e poi Vinitaly a Verona, le due fiere più importanti per il vino italiano e mondiale, che hanno dato appuntamento al 2021, è stata ufficialmente rinviata, in queste ore, la London Wine Fair, in calendario a maggio, e riprogrammata per il prossimo anno. E tra gli addetti ai lavori, si fa strada il pensiero ed il timore, sempre più concreto, che non ci siano le condizioni per mettere in piedi gli eventi, per ora in calendario, nell’ultima parte dell’anno. Perchè ancora siamo in piena emergenza, e le attività, che si cercherà di far riprendere il prima possibile anche per dare respiro all’economia, torneranno a marciare solo lentamente, e con regole molto stringenti, da quanto trapela, su spostamenti e assembramenti che dureranno per mesi. Per quanto tempo, di preciso, è impossibile saperlo, ma l’incertezza che consegue da questa situazione, è un altro grande nemico, la peggiore condizione per chi deve progettare grandi eventi, e per chi deve programmare la propria partecipazione. E mentre, come detto, oltre alle grandi fiere del mondo arrivano alla spicciolata le ovvie cancellazioni degli eventi enoici che, nella normalità, animano i tanti territori d’Italia e del mondo (da Grands Jours de Bourgogne alle “Semaine des Primeurs de Bordeaux 2020”, ndr), alcuni iniziano a suggerire di iniziare a rassegnarsi ad un 2020 da giocare in difesa totale, per pensare ad un 2021 di grande rilancio, quando il settore del vino, della ristorazione, dell’agricoltura e dell’economia più in generale, dovranno, sperando che ce ne siano le condizioni, riprendere a marciare il più velocemente possibile, per recuperare, negli anni che verranno, il terreno perduto a causa della pandemia.
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