Tra preoccupazioni, allarmi, guerra, incertezze e inflazione, nel 2022, il 18% degli italiani (9 milioni di persone) ha fatto i conti con un permanente disagio alimentare, e, per il 2023, 1 su 4 teme la povertà vera (il non avere soldi per cibo, trasporti, abiti e scuola). Cibo e salute restano centrali, però, per il benessere, e se nel 2023 a qualcosa si dovrà rinunciare i tagli colpiranno i consumi fuori casa, i viaggi e la convivialità. Se un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nell’anno appena iniziato, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura (rispettivamente per il 32% e il 26% degli intervistati). Per far fronte all’aumento dei prezzi nell’anno appena iniziato, in ogni caso, l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e con meno carne, ma più sobrie e certamente senza sprechi. Con gli italiani che, però, se vivono uno stato d’animo fatto certamente di timore (33%) e di inquietudine (22%), vogliono vivere soprattutto con fiducia (39%) e aspettativa (38%) il nuovo anno. È il quadro di sintesi che emerge da due sondaggi, condotti a dicembre 2022, dall’Ufficio Studi di Coop Italia, tra i leader della Grande Distribuzione Organizzata in Italia, con un fatturato 2021 di poco inferiore ai 15 miliardi di euro, di cui il 90% dal comparto agroalimentare (la prima, “L’anno che verrà”, su un campione rappresentativo della popolazione italiana, in collaborazione con Nomisma, e la seconda “Planning 2023 & Beyond” sulla community di esperti del sito italiani.coop).
Stringendo sul comparto alimentare, secondo il 40% dei manager food & beverage intervistati il 2023 sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare. Sugli scaffali le novità del 2023 saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro. Sul fronte macroeconomico, invece, grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani) con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1%% secondo i manager italiani). Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi (al netto dell’inflazione) che le ultime previsioni per il 2023 collocano all’1,4%. A preoccupare maggiormente sono, invece, soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. Se dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate, l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+ 6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore food & beverage), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%). Innovazione e ristrutturazione sono la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali (lo afferma il 38%), sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita (26%). Ed in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti.A livello più generale, invece, gli italiani, nonostante tutte le difficoltà e le preoccupazioni dimostrano una “inattesa propensione zen”, ed il 26% del primo campione, quello rappresentativo della popolazione, malgrado tutto continua ad associare all’anno appena iniziato la parola “speranza” e rispetto ad appena quattro mesi fa (la precedente survey è di agosto 2022) non può non stupire come la “fiducia” sia salita di 12 punti percentuali e di converso scendano sentimenti più cupi come l’”irritazione” o la “rabbia” (rispettivamente calati di 12 e 6 punti percentuali).
D’altro canto, è innegabile che gli ultimi anni (e, in particolare, gli ultimi mesi di crescita dei prezzi) abbiano lasciato ferite profonde nel corpo sociale del Paese. E sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia; il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro. Non stupisce allora che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10.000 euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio. A giocare un ruolo decisivo, vero argine alle difficoltà del presente, sono ancora una volta gli affetti e la vita familiare (tra i buoni propositi per il nuovo anno il 56% indica di voler trascorrere più tempo in famiglia e il 20% vorrebbe mettere al mondo un figlio). La strategia più comune risulta alla fine quella di adottare un lento lifestyle che permette di concentrarsi sulle cose più vicine, come la cura di se stessi (tra le prime voci in crescita del 2023 con un 29% che farà più di prima visite di prevenzione e controllo), il ritorno tra i fornelli (29%), la fuga dal fast food (il 15% li frequenterà di meno o smetterà).
Proiettando questa disposizione d’animo sul fronte dei consumi, inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale. Per i durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici più vecchi ma si rinvia l’acquisto della nuova auto (il 29% conta di acquistare un grande elettrodomestico nei prossimi 12 mesi e per converso un 35% vorrebbe l’auto nuova ma non l’acquisterà), con la casa al top delle priorità; un consistente 67% pensa nel 2023 a una ristrutturazione dell’abitazione (dato forse ancora trainato dal rimodulato bonus edilizia).
Dando uno sguardo alle festività che stanno per finire, ancora, dai dati Coop, emerge che, a dispetto delle nuove preoccupazioni per i contagi in Cina, quello del 2022 è stato il primo Natale senza restrizioni e con una pandemia che fa meno paura. Gli acquisti di Natale sono stati, invece, fortemente condizionati dall’incremento dei prezzi che hanno fatto crescere nella spesa degli italiani prodotti come panettoni, pandori e altro, prodotti da forno, salumi, formaggi e gli ingredienti di base. Per questa ragione la spesa degli italiani, nelle ultime due settimane 2022, è stata di oltre il 13% maggiore di quella del 2021, ma con una riduzione delle quantità di quasi un punto percentuale per gli acquisti delle festività e di quasi 2 punti percentuali per l’intero dicembre 2022. La spesa per i consumi domestici si è concentrata nella settimana precedente al Natale, mentre gli acquisti, in vista dell’ultimo dell’anno, hanno avuto un andamento negativo, segno di un ritorno alla convivialità outdoor, ai viaggi e ai cenoni al ristorante.
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