Nove giovani su 10 fanno personalmente la spesa e cercano, in ogni caso, di mangiare bene. Sono attenti alla provenienza del cibo che acquistano (lo dichiara il 79%) e 1 su 4 afferma che è questa la discriminante quando acquista un prodotto: un’attenzione che è più alta tra i maschi di almeno 25 anni con un 89% degli under 35 che sostiene che sarebbe disposto a spendere di più se il cibo fosse di qualità. Quattro su 10 non consumerebbero mai, invece, cibo prodotto con la farina di insetti, in particolare le donne (48%), mentre il 34% dei giovani lo ritiene un’esigenza per salvare il mondo e il 24% un’innovazione (dati simili anche riguardo alla carne prodotta in laboratorio o stampata in 3D). E c’è anche un 15% che, con strumenti e competenze, farebbe certamente l’agricoltore, in particolare gli over 25 e i residenti nel Sud e nelle Isole. Sono i risultati di un’indagine sui giovani italiani realizzata da Istituto Piepoli per Confeuro, la Confederazione Agricoltori Europei, volta a comprendere le opinioni dei ragazzi tra i 18 e i 35 anni (500 soggetti il campione osservato) sull’alimentazione e la loro percezione del futuro dell’agricoltura e del cibo artificiale, presentata, nei giorni scorsi, al Montecitorio Meeting Centre, a Roma.
Se cibo artificiale e novel food, come visto, vengono accolti con pareri variegati, solo un 7% dei giovani pensa che questa tipologia in futuro sostituirà completamente il cibo naturale, mentre la maggioranza (55%) ritiene che la sostituzione sarà solo parziale. Percentuali che, nel Sud e nelle Isole, sono, però ,in media più alte e che, secondo gli autori dello studio, “fanno pensare che i giovani residenti nel Meridione, consapevoli degli effetti del cambiamento climatico, vedano nell’aumento del cibo artificiale una possibile soluzione alla riduzione della produttività delle coltivazioni dovuta alla siccità e all’aumento delle temperature”. Tra le principali motivazioni che, tuttavia, potrebbero spingere i 18-35enni a consumare cibo sintetico ci sono principalmente la curiosità e la percezione di innovazione (34%) e solo in modo minoritario il fatto che il prezzo di questi prodotti potrebbe essere più basso (12%), con 1 su 3 che si dice, invece, contrario in ogni caso a consumare questo genere di alimento.
Ma dall’indagine, e dal campione osservato, emerge comunque una visione chiara e definita del ruolo dell’agricoltura e dell’allevamento: 1 su 2 sostiene, infatti, che senza agricoltura e allevamento non ci sarebbe né la vita né l’uomo sulla terra e il 34% pensa che siano attività che si prendono cura del territorio. Gli agricoltori e gli allevatori, inoltre, contribuiscono al benessere delle persone (lo pensa l’84%) e svolgono un ruolo essenziale per l’ambiente (80%), con il 77% che è concorde nel considerare queste due professioni come “custodi del territorio”. L’84% dei giovani italiani ritiene, inoltre, che i contributi economici in favore di agricoltori e allevatori siano un’azione necessaria per la tutela e la salvaguardia del patrimonio alimentare, mentre il il 77% immagina che l’agricoltura del futuro sarà molto tecnologica e all’avanguardia. Interessante è il dato che racconta come il 15% degli intervistati, se in possesso di strumenti e competenze, farebbe certamente l’agricoltore, in particolare i giovani over 25 e i residenti nel Sud e nelle Isole, con un 40%, invece, che non rifiuta a priori l’idea.
“L’indagine mette in luce un dato fondamentale: i giovani italiani sono tutt’altro che disinteressati ai temi dell’alimentazione, agricoltura e futuro del cibo. Al contrario, mostrano sensibilità spiccata, forte consapevolezza culturale e capacità di valutazione matura, che non si limita a semplici scelte di consumo, ma si estende a una visione complessiva del rapporto tra uomo, natura, cibo e società. Un importante segnale di fiducia nel futuro dell’agricoltura italiana - ha commentato Andrea Tiso, presidente Confeuro - è ora fondamentale investire nella formazione, nell’accesso alla terra e nelle politiche di incentivo, affinché il potenziale espresso da questo 15% (che, se in possesso di strumenti e competenze, dichiara che farebbe l’agricoltore, ndr) si trasformi in realtà concreta. Solo così si potrà garantire quel ricambio generazionale che oggi è la vera sfida, e la più grande opportunità, per l’agricoltura italiana. E ruolo fondamentale dovranno averlo anche la politica e le istituzioni nella consapevolezza maturata che sostenere i giovani in agricoltura significa sostenere il futuro del Paese. Per farlo, occorre agire subito, abbattendo le barriere economiche, burocratiche e culturali che oggi impediscono a migliaia di ragazzi e ragazze di trasformare una vocazione in un’impresa. E serve una strategia nazionale, che non si limiti a misure spot o incentivi temporanei, ma strutturale e di ampio respiro, che riconosca il valore sistemico dell’agricoltura nella transizione ecologica, nella lotta alla crisi climatica, nella sicurezza alimentare, nella rigenerazione dei territori, e nel ricambio generazionale nel mondo del lavoro”.
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