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Il Ceev - Comitée Europeén des Entreprises Vins, e la Scotch Whisky Association, ricorrono alla Corte Suprema del Regno Unito per stoppare la proposta del Governo scozzese di imporre un prezzo minimo per unità alcolica su vino, birra e spiritS

Come avevamo scritto un mese fa, la Corte di Giustizia scozzese ha dato il via libera alla proposta del Governo presieduto dal laburista Ken Macintosh, nonostante le rimostranze della Federación Española del Vino e del Comité Européen des Entreprises Vins, di imporre un prezzo minimo per ogni unità di alcol. Una legge del genere, del resto, non riguarda solo il mondo del vino, ma anche, se non maggiormente, quello degli spirits: ecco perché il fronte comune tra l’industria enoica europea, rappresentata dal Ceev - Comitée Europeén des Entreprises Vins, e la Scotch Whisky Association, l’associazione dei produttori di whisky di Scozia, non sorprende, così come non sorprende il ricorso, presentato congiuntamente, alla Corte di Suprema del Regno Unito, come racconta il magazine Uk “Decanter” (www.decanter.com). Alla base, c’è la solita obiezione: il prezzo minimo, che porterebbe una bottiglia di vino a costare non meno di 5 sterline, è considerato da produttori e commercianti una limitazione alla libertà d’impresa. Ma a fare la differenza potrebbe essere un’altra circostanza, ossia il fatto che il diritto di legiferare del Governo scozzese non abbraccia ogni campo, e sarà solo la Corte Suprema di Londra a decidere, con la Brexit che incombe, e le minacce secessioniste di Edimburgo pronte a riprendere vigore.

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