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PER CINOFILI GOURMET

Il cibo al cinema, una “grande abbuffata” di piatti cult e scene madri, dai fratelli Lumière a oggi

A cucinarli, tra un film e l’altro, per la prima volta per il pubblico in sala all’Uci Cinemas Lingotto a Torino, grandi chef per “CheFilm” (sold out)

Il filone “gastronomico” della cinematografia mondiale è un susseguirsi di straordinarie scene madri nelle quali il gesto culinario diventa metafora della vita e del senso profondo delle relazioni umane. Dalle origini stesse del cinema ad oggi: da “Le repas de bébé” dei fratelli Lumière (1895) agli effetti dell’industrializzazione anche nel rapporto con il cibo in “Tempi Moderni” con il grande Charlot (1936); dal mitico Alberto Sordi di “Un Americano a Roma” (1954), passando per Totò, grande amante della cucina ed ottimo cuoco, e non solo protagonista di scene indimenticabili come in “Miseria e nobiltà” (1954), fino a “L’Ultima Cena” de “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964); dalle tante metafore attorno al cibo di “Stanley Kubrick” se solo si pensa a “2001 Odissea nello spazio” (1968), agli spaghetti “con meatballs” de “Il Padrino” (1972); dall’iconico “Il pranzo di Babette” (1987) alla scena esilarante della tavola calda di “Harry ti presento Sally” (1989); dal mitico Big Kahuna Burger dei film di Quentin Tarantino a partire da “Pulp Fiction” (1994), agli Spaghetti alla Mario Ruoppolo di Massimo Troisi ne “Il postino” (1994), da “La Fabbrica di cioccolato” da Gene Wilder a Tim Burton (2005) a successi internazionali capaci di “sdoganare” la passione per il vino come “Sideways” (2004) e “Un’ottima annata” (2006). Tutto nel cinema è un ribollire di pentole, incroci di sguardi, fame, sete, sensi e tavole di celluloide che ci hanno fatto innamorare anche del piacere. L’occasione, a WineNews, per ricordare solo alcuni dei film più celebri quando si parla della “grande abbuffata” tra il cinema ed il cibo, senza il quale saremmo tutti più poveri nel corpo e nello spirito e citando “La grande abbuffata” di Marco Ferreri (1973), la offre un evento per cinofili gourmet, sold out (ma con lista di attesa): “CheFilm: si cena al Cinema!”, il 24 gennaio all’Uci Cinemas Lingotto a Torino, dove per la prima volta il pubblico cena in sala assaggiando i piatti più famosi di 10 film preparati da 10 grandi chef piemontesi, in versione originale o reinterpretata, guardando la sequenza da cui sono tratti e che li ha resi famosi, dagli stellati Andrea Larossa (Larossa) e Fabio Ingallinera (Nazionale di Vernante) a Nicolò Giugni (Razzo), da Stefano Sforza (Opera) ad Alessandro Daddea (Kensho), da Alexander Robles (Azotea) a Santino Nicosia (Al Garamond), da Alessia Rolla (Cantina Nicola) a Luca Andrè (Soul Kitchen) ed Andrea Politano (Osteria Il Cenacolo), con il giornalista e critico Luca Iaccarino in veste di presentatore.
E se i film proiettati così come i piatti degli chef saranno una sorpresa, nella carrellata “cinematografica-enogastronomica” non si può non citare Sergio Leone, maestro dello “spaghetti western” e della “Trilogia del dollaro” negli anni Sessanta con Clint Eastwood, ma anche di “C’era una volta in America” (1984) con Robert De Niro e la tristemente famosa Charlotte russa con la panna da 5 cent del giovane Patsy. Un filone del quale anche l’amatissima parodia del “Fagioli Western” con protagonisti Bud Spencer e Terence Hill, ha regalato scene memorabili come quelle che WineNews ha raccontato incontrando Terence Hill nei 50 anni di “Lo chiamavano Trinità ...” a Rocca delle Macìe, l’azienda fondata in Chianti Classico dal produttore cinematografico Italo Zingarelli (al quale è dedicato il film documentario della Rai “Lui era Trinità” visibile su RaiPlay), oggi tra i primi esempi di “Cinematic winery” grazie alla Galleria Trinità. E che può essere anche il punto di partenza per un viaggio per appassionati nei territori del vino italiano set del grande cinema. E poi c’è il mito di Federico Fellini, del quale vedere e rivedere la cena di Trimalcione in “Satyricon” (1969) per comprendere come il cibo abbia nell’immaginario del maestro una consistenza fisica spiccata, e il sapore familiare e popolare come in “Amarcord” (1973). Ma del quale abbiamo raccontato anche la passione testimoniata dallo scambio epistolare con lo scrittore francese Georges Simenon, “padre” del Commissario Maigret.
Il cibo è da sempre un grande protagonista del grande schermo, come del resto lo è anche il vino, le cui apparizioni in film che hanno fatto la storia, nuove uscite e serie tv fino ad oggi, cercando la parola “cinema” su WineNews sono tantissime, ma anche come brindisi degli eventi più prestigiosi, dai Premi Oscar ai Golden Globe, al nostro Festival del Cinema di Venezia, e, restando nella realtà, una passione per tanti attori e registi diventati produttori di vino (in una lista sempre più affollata di vip-vignerons che aggiorniamo puntualmente).
Il perché ce lo ha spiegato una voce d’eccezione: Renato Casaro, l’“ultimo cartellonista” che ha illustrato con le sue opere alcuni dei film più famosi della storia del cinema mondiale in un’intervista a tu per tu con WineNews.

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