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Il consumo in leggera ripresa: tirano i vini alimento o quelli da sogno, i prezzi si raffreddano e risale l’export
a cura di Gian Primo Quagliano, direttore dell’Osservatorio del Salone del Vino (dal 27 al 30 ottobre 2005, a Torino)

Ma il vino è davvero in crisi? E’ questa la domanda a cui ha cercato risposte la prima analisi del 2005, condotta dall’Osservatorio del Salone del Vino, il centro studi no profit di Promotor International, al servizio del Salone del Vino, dal 27 al 30 ottobre, al Lingotto di Torino (si tratta dell'edizione n. 5). Pur rimanendo bassa, la fiducia degli operatori è tuttavia in risalita dal picco negativo toccato nel primo semestre del 2004. E’ il primo sintomo di una leggera ripresa del settore che beneficia sostanzialmente di due fattori: il moderato recupero dei consumi sul mercato interno e i sintomi di risveglio nell’export con la sostituzione del principale mercato, la Germania, con quello dei paesi dell’Est. Le cantine italiane dopo un periodo di forte contrazione della domanda dall’estero hanno cominciato ad esplorare nuovi mercati che stanno consentendo al sistema vino di non arretrare in volumi e in valore nel bilancio delle esportazioni. In particolare tra il primo trimestre 2005 e il quarto trimestre 2004 hanno dato soddisfazione agli operatori il mercato russo (+ 18%) il mercato statunitense (+ 8%), in generale i mercati dei paesi dell’Est (+ 9%). L’analisi condotta dall’Osservatorio del Salone del Vino evidenzia una sostanziale tenuta dei consumi interni che danno segni di ripresa. Il fattore decisivo rimane comunque il rapporto prezzo qualità.

I consumi

Sul mercato interno si registra una tenuta nel 2004 e una lieve ripresa nel primo trimestre del 2005. Nel secondo semestre del 2004 e nel primo trimestre del 2005 a fronte di una caduta di consumi delle bevande alcoliche di oltre 6 punti percentuali il vino ha registrato una sostanziale tenuta. I volumi si sono incrementatati di quasi un punto percentuale in quantità (+0,7% sul finire del 2004 e +0,2% nei primi tre mesi del 2005), ma con una perdita di valore dello 0,7% (frutto di un -0,5% nel secondo semestre 2004 e di un ulteriore arretramento dello 0,2% nel primo trimestre del 2005).

I prezzi

Secondo i dati dell’Ismea, che l’Osservatorio del Salone del Vino ha rielaborato, gli andamenti dei prezzi all’origine dei vini sfusi da tavola bianchi sono in discesa passando dai 3,52 euro a grado nel maggio di un anno fa ai 2,62 euro di maggio 2005 e per i rossi si è passati, nell’arco di un anno, da 3,71 a 2,74 euro a grado. Ancora più marcata la flessione dei prezzi, all’origine e sfusi, dei vini a denominazione passati in unanno da 100,37 euro a 88,81 euro al quintale e per i rossi da 129,93 euro a 101,39 euro al quintale. La riduzione della forbice di prezzo tra bianchi e rossi (per i vini da tavola si è passati da uno spread di 25 a uno di 5 punti percentuale sui prezzi all’origine tra le due tipologie) è un’altra spia della mutazione della domanda che va alla ricerca di vini buoni di prezzo basso e di consumo immediato.

L’export

Il saldo del 2004 si è chiuso con un incremento di importazioni del 29,32% di vini a denominazione e con un incremento di vini da tavola del 6,06% per un totale complessivo d’incremento in valore del 5,37%. Ma i vini importati in Italia non rappresentano in valore neppure l’8% delle nostre esportazioni che, sempre in valore, sono cresciute complessivamente del 5,43%. I vini da tavola in valore sono cresciuti nell’export del 6,26%, i vini a denominazione hanno messo a segno un modesto +4,35% invertendo una tendenza, che è durata dal 1997 al 2002, di continua crescita delle esportazioni italiane di vini di qualità contro un sostanziale arretramento dei vini da tavola. Dei 16 milioni di ettolitri di vino che abbiamo spedito oltre frontiera, ben 4,5 milioni sono ancora oggi rappresentati da vino sfuso ed è opinione sia di Ismea, che di Ice, che degli operatori interpellati dall’Osservatorio del Salone del Vino, che il prezzo sia il fattore decisivo per questa sostanziale stasi nell’export del vino di qualità che ha sostituito parzialmente il primo mercato, la Germania, con una impennata di domanda da parte dei mercati dell’Est Europeo e una sostanziale tenuta del mercato nordamericano, dove si segnala un cauto risveglio di domanda. Ma proprio sul mercato Usa il fattore prezzo è diventato decisivo.

Le tendenze

Le tendenze di mercato e di consumo indicano che c’è un riavvicinamento del bianco rispetto al rosso con un significativo incremento delle bollicine e una ripresa di attenzione di consumo dei rosati (in Gran Bretagna il consumo di rosati è passato dal 2,8% al 5,7 % del mercato). Si conferma anche che la piramide del vino è stata ridisegnata dai consumatori. Oggi i livelli sono così strutturati: il vino quotidiano o alimento, il vino leisure o di piacevolezza, il vino ostentazione e infine il vino da sogno. La base e il vertice di questa nuova piramide dei consumi sembrano già fuori dalla crisi mentre i due livelli intermedi, che corrispondono anche ad una fascia di prezzo compresa tra i 15 e i 30 euro, sono quelli che maggiormente stentano non solo sul mercato interno, ma anche su quelli internazionali.

Le sfide

Ripensare il mercato, rifare l’immagine del vino. Alla filiera enologica serve uno scatto in avanti per agganciare la ripresina dei consumi, per difendersi dall’aggressione dei vini di basso prezzo che vengono dai paesi emergenti, per conquistare nuovi spazi commerciali, cercando di superare l’appeal che in questo momento - tra le produzioni europee - sembrano aver guadagnato le bottiglie spagnole. Le strategie vincenti sono: concentrare l’attenzione sul consumatore, innovare la comunicazione e passare, sui mercati esteri, dall’affermazione dell’identità alla strategia territoriale agganciando il vino all’immagine dell’Italian Style e al Made in Italy, anche attraverso una forte valorizzazione delle produzioni di qualità da vitigni autoctoni.

Esattamente i temi che saranno, dal 27 al 30 ottobre, al centro della quinta edizione del Salone del Vino di Torino: prezzi, difesa degli autoctoni, strategia commerciale e di comunicazione, apertura di nuovi mercati.

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