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Il Corriere Della Sera / Corriere Economia

L'enologia' è il business perfetto per i piccoli ... Non c'è bisogno di risalire alle Georgiche del poeta latino Virgilio per qualificare l'Italia come terra d'elezione nel coltivare la vite e produrre il vino. La vocazione enologica, industriale e artigianale, ha portato i nostri viticoltori, bottai e vinificatori a navigare e commerciare in tutto il Mediterraneo fin dall'800. Anche per una tradizione storica così profonda, con oltre 50 milioni di ettolitri, conserviamo il primato mondiale nella produzione di vino, secondi solo alla Francia che talloniamo da vicino. Distanziati risultano Spagna, Usa, Argentina, Australia e anche la Cina. Tuttavia, la poderosa crescita di valore di questo bene agro-industriale non si deve all'aumento dei volumi. La rivoluzione del vino si è avuta solo quando al suo valore d'uso si è addizionato un insieme di impalpabili fattori culturali, tecnologici e comunicazionali, trasformando un prodotto della terra in un raffinato bene di lusso con i suoi creativi, progettisti, 1mprenditori, cultori, critici; con i suoi riti, un'editoria specializzata, i ~ suoi club e i suoi premi Oscar, le sue fiere e scuole di formazione. AI consumatore non viene offerta semplicemente una bottiglia ma un'etichetta che incorpora luoghi e paesaggi d'origine, processi e tecniche, gusto e raffinatezza. In tal modo si compete per l'eccellenza o anche semplicemente per ritagliarsi uno spazio di nicchia. Il comparto è costituito da imprese prevalentemente familiari caratterizzate da dimensioni medio piccole, ma con una gran cura del prodotto, soprattutto nell'Italia centro-settentrionale dove il 77,6%della produzione fa riferimento a vini Doc, Docg o Igt, con il Veneto al 92%, Piemonte e Toscana all'84%. Nel Sud, invece, il segmento di qualità scende al 32%. Secondo Mediobanca sono 85 le aziende con fatturato oltre 25 milioni di euro: a! vertici tre cooperative con oltre 200 milioni e due imprese familiari che superano i 100 milioni. Quello della dimensione non è, tuttavia, un ostacolo per proiettarsi all'estero; nel· 2006 le esportazioni sono cresciute raggiungendo i 3,2 miliardi di euro su un fatturato complessivo del settore pari a 10,7 miliardi di euro. L'economia del vino è molto estesa e, grazie a milioni di enoturisti, genera un giro d'affari aggiuntivo molto significativo nei territori interessati. L'immagine visibile del protagonismo di queste imprese familiari non si può circoscrivere ai soli fattori manageriali, ma si estende a una forte attenzione per l'accoglienza e per il paesaggio. L'azienda si trasforma 'spesso in struttura per l'ospitalità e l'hotellerie, rispondendo ad un bisogno di ruralità accompagnato dal culto per l'enogastronomia. Abituati alla semplicità contadina di borghi come Barolo o Barbaresco, non si può che restare colpiti dall'impegno architettonico nel realizzare 'nuove cantine. Ci sono grandi progettisti a ripensare la cantina del Bargino, nel Chianti, dove Antinori sposterà anche il suo quartier generale finora localizzato nel centro di Firenze, ma altrettanto vale per quella progettata da Renzo Piano a Gavorrano, o l'edificio con il grande occhio centrale tipico dell'architetto Mario Botta a Suvereto per la tenuta Petra. Queste nuove cattedrali del vino, armonizzate in splendidi paesaggi agrari, sono il simbolo stesso di un comparto proiettato verso il futuro.

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