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Il Corriere Della Sera

Controriforma del vino, l’Europa riaprirà il dossier ... C’è un’aria di festa in Fiera a Verona, va in scena il Vmitaly con i suoi 4.200 espositori e una grande affluenza di pubblico. E proprio nel giorno dedicato agli operatori c’è l’assalto di professionisti, da tutto il mondo. Nonostante le lunghe file per salire sulle navette (gratis) che fanno la spola dal centro al quartiere fieristico (e ritorno), nonostante le strade bloccate e le code chilometriche che fanno avanzare a passo d’uomo per raggiungere l’ingresso “Cangrande”, splende il sole sugli imprenditori del vino, consapevoli di far parte di “un’Italia che va bene anche in questa fase di congiuntura difficile”, dice il ministro delle Politiche agricole Mario Catania intervenuto alla tavola rotonda “Diamo credito al vino italiano” organizzata da Fedagri-Confcooperative e moderata dal direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli. “Un caso di successo” secondo il ministro, un “sistema produttivo basato su identità territoriali diversificate che ci fa vincenti”. Ma... anche se il cielo è sereno non mancano le nubi su questa edizione del - Vinitaly dei record. E il titolo del convegno suona come un appello rivolto al mondo
bancario: le cantine italiane hanno bisogno di credito, ma invece di un “solo spread (tra Btp e Bund) ne hanno due”, perché il denaro preso in prestito dalle banche, all’agricoltura costa il doppio che
all’industria, “dobbiamo pagare 212 punti base in più” dice Maurizio Gardini, il presidente di Fedagri-Confcooperative. “Il semaforo è verde” rassicura Roberto Nicastro, direttore generale di Unicredit: il tempo è cambiato sul terreno dell’accesso difficile al credito e gli istituti guardano con interesse i buoni risultati che il vino sta ottenendo, specie nell’export. E a diradare un’altra nube che da tempo minaccia i viticoltori ci ha pensato (almeno in parte) il commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos, attesissimo dalla platea di Verona. Sul tormentone della liberalizzazione dei diritti d’impianto prevista per il 2015 dall’Ocm vino, il commissario si è detto disponibile a riaprire il dossier, ricordando comunque che la norma contro la quale oggi protestano i più importanti Paesi produttori, tra cui l’Italia, è stata decisa a maggioranza dal consiglio dei ministri agricolo nel 2007. Ciolos annuncia di avere istituito un “gruppo di alto livello” presieduto, per altro, dal vice presidente della commissione Ue Antonio Tajani, che il 19 aprile affronterà la questione “senza pregiudiziali”. Insomma il commissario apre ma-non si espone e non dichiara la decisione di cancellare o rivedere la norma, senza prima aver esaminato tutte le conseguenze: “attendo entro fine anno un’analisi da parte degli esperti. Dalla loro relazione capiremo se ci sono nuove idee per implementare la riforma del vino”. La buona notizia è che “i fondi per la promozione del vino europeo non diminuiranno nella Ocm unica”. Messaggio ricevuto, ora il settore non può far altro che fare squadra per conquistare i mercati emergenti come la Cina, dove la Francia la fa ancora da padrone.

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