Seydou viene dal Mali e raccoglie arance nel Sud Italia. Non ha un contratto, viene pagato in base a quante casse raccoglie e vive in una capanna che ha costruito in un insediamento senza acqua e senza elettricità. È una delle mille storie di migranti che, per sopravvivere, fanno i braccianti agricoli in Europa, spesso in situazioni di grave sfruttamento, e in condizioni di vita e di lavoro ai limiti della dignità umana. In tutto il continente si stima che siano oltre 2 milioni le persone che vivono come Seydou, la cui storia - insieme ad altre - è raccontata nel film-documentario “Meet The Pickers” (“Incontrare i braccianti”), proiettato, oggi a Roma, dal Wwf con le Associazioni Aida, Lipu e Rete Semi Rurali, nella Redazione di “Scomodo”.
La pellicola è un viaggio crudo attraverso i campi del Sud Italia, del Portogallo, della Grecia e della Spagna che dà un volto e una voce a tante persone come Seydou: storie che si ripetono non solo per la raccolta di arance, ma anche pomodori, mirtilli, ciliegie, uva, olive e fragole come raccontano anche Bahija, Avinash, Kirti, Pape, Naveed e Adil. E anche per molte altre produzioni agricole made in Italy, dove lavoro nero e salari sottosoglia sono allo stesso modo diffusi.
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