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IL TEMA

Il “fuori casa” resiste alla crisi. Ma le nuove generazioni sono distanti dal vino

Federvini-TradeLab: consumi in lieve crescita nel 2023. Bene le bollicine, i cocktail “re” dell’aperitivo (che vale 4,5 miliardi di euro)
APERITIVO, BOLLICINE, COCKTAIL, CONSUMI, FEDERVINI, FUORICASA, GENERAZIONE Z, GIOVANI, TRADELAB, Italia
L’aperitivo è un momento di convivialità irrinunciabile per gli italiani

Alle abitudini è difficile rinunciare, specie quelle consolidate e che rappresentano un “plus” all’interno della giornata. Come il mangiare e bere “fuori casa”, un universo fatto di convivialità, e quindi aperitivi (soprattutto, protagonisti di un vero e proprio boom), cene, pranzi, e che si rivela un’occasione per incontrare persone e, perché no, bersi un buon bicchiere in compagnia. Ma in uno scenario dove l’inflazione corre (con tanti bar e ristoranti che hanno alzato i prezzi) come sta andando il mercato del fuori casa? Secondo i dati dell’Osservatorio Federvini e TradeLab, il consumo di vini e spiriti, nel 2023, ha mostrato una lieve crescita (+0,2%) sull’anno passato con le bollicine che hanno primeggiato registrando il +7%. Giù gli amari (-6%) che pagano un calo della frequentazione dei locali notturni, ma che resistono nei ristoranti di fascia alta. In totale nel 2023 ci sono state 1,46 miliardi di consumazioni, 819 milioni hanno interessato la categoria vino e bollicine e 643 milioni gli spirits. Sulla quota totale, il vino si prende il 40% (+1% sul 2022), i cocktail il 25% (+1%), le bollicine il 16%, amari e liquori dolci il 13%, gli spiriti lisci il 6% (-11%). Bere vino fuori casa resta pertanto un’abitudine consolidata: per i dati Tradelab, il 39% lo beve a pranzo, il 42% a cena e l’11% in occasione dell’aperitivo.
Il fuori casa, per il mercato delle bevande alcoliche, al netto di alcuni elementi di disomogeneità e di segnali di contrazione nel periodo estivo, nel 2023, si è confermato stabile, ma anche dinamico e mutevole vista l’attenzione dimostrata dai consumatori alle nuove tendenze, ed alla qualità delle bevande selezionate. D’altronde per l’80% degli italiani il fuori casa è occasione di convivialità e socialità, l’ideale per incontrare gli amici (per il 62%), ma anche uscire in coppia (22%), motivi che superano di gran lunga quelli del fare nuove conoscenze, fare qualcosa in famiglia ed avere un momento informale con clienti o colleghi, nessuno di questi tre tocca infatti la doppia cifra.
Il consumatore ha scelte variegate, l’84% dichiara di bere birra e vino fuori casa e di farlo sempre o spesso, rispettivamente nel 27% e nel 20% dei casi. Il 75% consuma i cocktail alcolici fuori casa, ma il 20% lo fa sempre/spesso, dato che cala per le bollicine (73% riferito al fuori casa, 13% per la frequenza). La non linearità dei consumi dipende dalle “occasioni”, dai canali frequentati, ma anche dalle voglie del momento: meno di un consumatore su tre è fedele ad una categoria di prodotti, il 40%, nel fuori casa, cambia la bevanda in funzione dell’occasione di consumo, il 16% lo fa sempre, il 15% muta in funzione del canale di consumo. Soltanto il 27% dice di consumare sempre la stessa tipologia di bevanda.
Il vino è la bevanda preferita a pranzo (45%), davanti alla birra (30%) che invece è la più gettonata a cena (56% contro il 25% del vino), ma il vino perde quota man mano che le luci del giorno si abbassano: per l’aperitivo vincono i cocktail alcolici (37%), davanti a birra (25%), bollicine (16%) e vino (12%); nel dopo cena la birra torna in testa (39%), precedendo cocktail alcolici (28%), bevande spiritose (10%), vino e amari (entrambi all’8%). La Gen Z, in occasione dell’aperitivo serale, di fatto non considera il vino scegliendo cocktail e spiriti. Analizzando il “quando” vengono consumate l’1,5 miliardi di bevute nel fuori casa, la cena è avanti con il 29%, l’aperitivo serale al 25%, il pranzo al 24%, aperitivo pre pranzo 10%, dopo cena/notte 8%, nelle pause il 3%. La distribuzione avviene in tutta la settimana (40% nel weekend), mentre per quanto riguarda la ripartizione il posto più gettonato è il ristorante gourmet (23%) che precede il bar diurno (21%), il ristorante di fascia media ed il bar serale (17%), risto/pizza (8%), disco (7%) e sagre (5%). Riguardo alla frequenza di abbinamento, 8 volte su 10, in media, gli italiani accompagnano il cibo con una bevanda alcolica, il 46% infatti lo fa “quasi sempre”, il 33% “sempre”, il 22 “qualche volta”.
Venendo ai numeri dell’aperitivo serale in Italia, lo fanno in 14 milioni, per un totale di 582 milioni di aperitivi che generano 4,5 miliardi di euro di spesa (7,7 euro la spesa media per un aperitivo). Si tratta di un’occasione di consumo in crescita e non solo per la sua valenza sociale, ma anche per l’ottimo rapporto “Value for money”, tanto che il 22% degli italiani vorrebbe fare più aperitivi. Un fenomeno trasversale, l’aperitivo piace alla fascia 18-25 anni (15%), 26-39 anni (27%), 40-55 anni (34%) e 56-75 anni (24%). La preferenza va ai cocktail alcolici (191 milioni di consumazioni), bollicine (84 milioni) e vino (63 milioni). L’occasione preferita è con gli amici (58%), in coppia (38%) e con i familiari (16%).
Per Bruna Boroni di Trade Lab, “il vino ha un ruolo importante perché è presente in diverse occasioni di consumo ed ha una forte trasversalità, pensiamo anche alle bollicine che vengono consumate da tutte le generazioni ed in diverse occasioni che vanno dall’aperitivo alla cena fino al dopo cena. Il vino lo ritroviamo quando gli italiani escono per stare con gli amici, con la famiglia o i colleghi e in generale per trascorrere un momento di piacevolezza, soprattutto in questo momento dove il contesto macro-economico chiede agli italiani di fare delle rinunce importanti su altri capitoli di spesa. Soprattutto i cocktail alcolici riescono ad “ingaggiare” più facilmente del vino i giovanissimi, penso alla Generazione Z, ma da una recente analisi è apparso come siano interessati anche al vino, in particolare al bianco che è forse la categoria sul quale i produttori possono più facilmente farli avvicinare a questo mondo”.

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