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TURISMO IN VIGNA

Il futuro dell’enoturismo tra lavoro in squadra, formazione e identità territoriale

Da “Enoturismo, un’opportunità per il territorio” le idee di Dario Stefàno e la visione di Donatella Cinelli Colombini
DARIO STEFANO, DONATELLA CINELLI COLOMBINI, ENOTURISMO, Italia
Il turismo in vigna

Lavorare in squadra, puntare sulla formazione, non rinunciare all’identità territoriale. Ecco i capisaldi del turismo del vino, su cui costruire il futuro di un settore in salute ma che ha ancora tante possibilità di fronte, emersi dal workshop “Enoturismo, un’opportunità per il territorio”, di scena al Castello di Gallipoli, con la supervisione del senatore Dario Stefàno, proponente e firmatario della legge sull’enoturismo, ed ospiti come Filippo Bartolotta, wine educator dei vip, e Federico Quaranta, conduttore di Decanter, programma cult di Rai Radio2 dedicato al mondo dell’enogastronomia. A fare il punto sullo stato dell’arte, è Donatella Cinelli Colombini, che nel 1993 ha fondato il Movimento Turismo del Vino: “il turismo italiano è uno dei più amati, e il vino è la calamita turistica più forte d’Italia. Il vino serve al turismo come acceleratore potentissimo. Il turismo vale 1.300 miliardi mentre il vino 80, e con i consumi arriva a 200. Se il turismo è in piena fase espansiva, con 50 milioni di visitatori di più all’anno, allora occorre diventare bravi, perché è un mercato sempre più competitivo: ma da soli si è invisibili, bisogna lavorare in squadra”. Come? La ricetta è, apparentemente, semplice: raccontare ciò che ci rende unici e capire i trend, dallo sport alla natura, dalle escursioni allo yoga, dalla didattica ai “wine weddings” che stanno diventando una moda mondiale, l’attenzione all’ambiente e le nuove tecnologie per parlare ai millennials sempre collegati. E poi è necessario più che mai puntare alla formazione e a figure dedicate come i “wine hospitality manager”.
Proprio la necessità di formare personale qualificato è stata al centro dell’intervento di Dario Stefàno, che ha illustrato il percorso che ha portato alla legge e descritto i decreti attuativi pubblicati dal Mipaaf, non tutti però rispondenti agli obiettivi stessi della legge e alle ambizioni di un settore che deve puntare in alto.
“Nel decreto - ha spiegato Stefàno - manca un richiamo agli investimenti sul web, manca una parola chiara sulla qualificazione degli addetti, così come sulla segnaletica. E poi manca una posizione forte sull’Osservatorio nazionale sull’enoturismo, che invece sarebbe indispensabile perché i dati servono alla programmazione strategica. Senza scimmiottare altre realtà, la cantina pugliese è competitiva se rimane pugliese. I luoghi di produzione debbono conservare l’identità, che sappiamo raccontare meglio e più di altri e che ci rende meno imitabili”.

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