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IL G8 DELL’AGRICOLTURA SECONDO IL QUOTIDIANO FINANZIARIO BRITANNICO “FINANCIAL TIMES”, NELL’EDITORIALE “IL MONDO DEVE NUTRIRE LA SUA FAME”

Ecco la posizione dell’influente giornale economico londinese, nell’imminenza dell’inizio dei lavori del del G8 dell’Agricoltura, che si tiene in Italia, a Cison di Valmarino (Treviso).
Il mondo deve nutrire la sua fame
Con la stessa forza con cui ci siamo tormentati in merito alla recessione, così dobbiamo ricordare che il problema economico più grave che affligge l’umanità è molto semplice: come ottenere cibo sufficiente per milioni di persone. Questo fine settimana i principali 8 paesi del mondo si incontrano in Italia per la prima riunione dei ministri dell’agricoltura. L’obiettivo è quello di spostare la politica alimentare globale nell’agenda delle priorità e di trattarla come la questione fondamentale della sicurezza internazionale. Lo scorso anno il record di innalzamento dei prezzi degli alimenti ha causato scontri e rivolte e 100 milioni di persone hanno avuto bisogno del sostegno del Programma alimentare mondiale. Migliaia di persone disperate in decine di paesi sono scese in piazza, creando degli sconvolgimenti potenzialmente molto più destabilizzanti delle eventuali reazioni al tracollo finanziario che, peraltro, non ha ancora provocato. Questo pericolo non è scomparso.
I prezzi sono scesi, ma restano superiori a quelli degli ultimi decenni. La malnutrizione infantile continua a compromettere in modo permanente lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini. Il cambiamento climatico, decenni di calo degli investimenti in agricoltura, e gli errori dell’attuale politica concorrono nel rendere la crisi strutturale.
Tutti i paesi condividono un interesse per la sicurezza alimentare, la loro propria, e per motivi di stabilità, quella degli altri, ma non devono confondere la sicurezza con l’autosufficienza. Il mondo è in grado di produrre abbastanza cibo per tutti, come l’economista Amartya Sen sottolinea. Le carestie non sono causati dalla mancanza di cibo, ma dalla disparità di reddito. I poveri devono ottenere aiuto perché non venga compromessa la loro produzione alimentare.
Sia gli esportatori che gli importatori di cibo hanno bisogno che i mercati internazionali dei prodotti alimentari funzionino bene, introducendo nella produzione globale modelli efficienti. Le risposte alla crisi, purtroppo, sono andate nella direzione opposta: divieti di esportazione, terra sottratte alla coltivazione e offerte sotto banco di baratti bilaterali. Queste politiche devono cessare. Sono autodistruttive e costose, e per i paesi poveri vere e proprie rovine, in quanto minano i sistemi di negoziazione dei quali beneficiano tutti. I governi devono fornire beni pubblici globali. La ricerca è necessaria per accrescere la produttività, in particolare delle colture in Africa, e non deve essere ostacolata da opposizione agli alimenti geneticamente modificati. Devono essere trovati dei meccanismi a copertura della volatilità dei prezzi che scoraggia la produzione, anche quando i prezzi sono alti. Il G8 ha giustamente invitato al summit importanti paesi emergenti.
Ma sono i ministri dell’Agricoltura, che di solito si occupano di aiutare i propri agricoltori, all’altezza del compito? La sicurezza alimentare è oggi la più grande minaccia per il benessere umano. Non ci si dovrebbe perdere in cavilli sul marchio del prosciutto di Parma.

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