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Il Gazzettino

Solo Verona può farsi soffiare il Vinitaly: Milano ruberà al Veneto una delle sue perle ? Gli operatori: la città tarda ad offrire nuove aree e servizi migliori. Sandro Boscaini: il problema sono i parcheggi, la viabilità, la carenza di aree espositive ... «È impensabile che qualcuno progetti di togliere il Vinitaly a Verona. Semmai è Verona che può perderlo». La verità di quanto sta accadendo in questi giorni nella città di Giulietta e Romeo, ma anche del Valpolicella, del Soave, del Custoza, del Bardolino e di altri nuovi Doc e Docg del vino, sta nelle parole di Sandro Boscaini , patron di uno dei maggiori gruppi del settore, la Masi-Boscaini . «Il Vinitaly a Verona significa 45 anni di storia, di successi, di cultura. E questo è la città del vino con 2 milioni e 700 mila bottiglie di Doc prodotte all'anno da 250 mila aziende. Qui c'è l'Università della Vitivinicoltura. Una realtà che non può essere cancellata dall'iniziativa di qualcuno che, fosse anche Milano, si proponesse con una rassegna alternativa - avverte Sandro Boscaini -. È vero che ci sono degli studi, delle proposte recentemente presentate dalla Fiera milanese al consiglio dell'Unione Italiana Vini per la realizzazione di una nuova manifestazione che, però, non è ancora chiaro se legata al vino e all'alimentazione, o al vino e al turismo o ancora a qualcos'altro. Certo è che l'Unione italiana vini sa bene quanto ha dato in tutti questi anni Verona per il Vinitaly e i rapporti da sempre ottimi che esistono con il management e la direzione di Veronafiere». Un allarme, quello sulla possibile perdita del Vinitaly (che quest'anno è in calendario dal 10 al 14 aprile) dall'edizione 2004, che è stato sollevato giovedì scorso durante un incontro tra associazioni alla Camera di commercio, dal presidente camerale Fabio Bortolazzi. Una tesi che alla Fiera di Verona, per ora, nessuno vuole commentare. «Oggi esiste certamente una situazione di sofferenza e di disagio, esplosa nell'ultima edizione per mancanza di parcheggi, intasamento della viabilità di accesso alla fiera, assenza di spazi per un centinaio di operatori che sono dovuti rimanere alla finestra - riprende Boscaini -. Il problema sta tutto qui. Il Vinitaly deve poter mantenere la sua posizione di leadership a livello mondiale e per farlo ha necessità di essere dotata di servizi, strutture, terreni per potersi sviluppare e soddisfare le esigenze di tutti gli operatori economici che vi si rivolgono. Su questi argomenti deve esserci compattezza tra Comune di Verona e enti soci della fiera per sostenere questi progetti». Si torna quindi ai tre anni di commissariamento che hanno bloccato molte scelte sulla Fiera di Verona, ma anche ad un Piano regolatore che in 10 anni il centro destra alla guida della città non ha saputo realizzare. E, soprattutto, alla situazione contingente, dove la battaglia tra centro destra e centro sinistra sul nome del futuro presidente di quella che sarà la società per azioni della Fiera, ma anche sul nuovo amministratore delegato, sta bloccando da mesi il rinnovo dell'ente, ancora oggi commissariato dalla Regione nelle mani di Camillo Cametti. Qualcosa, comunque, a Verona sul fronte delle strutture per la fiera si è mosso: l'acquisto dell'area del Don Calabria firmato a dicembre da Cametti per dare nuovi spazi ai padiglioni espositivi, le trattative in corso per arrivare ad avere anche l'ex area Enel, il parcheggio in costruzione da parte del Comune di Verona per accogliere 2.200 posti auto da destinare agli espositori (Palazzo Barberi l'ha promesso per il Vinitaly 2003). A preoccupare, semmai, sono nuove aperture di fronte sul grande tema del riordino dell'area di Verona Sud, dove si trovano enormi spazi dismessi che vanno dai vecchi magazzini generali al mercato ortofrutticolo (gli operatori sono in fase di spostamento nella nuova struttura al Quadrante Europa) e dove due tesi si stanno confrontando: farne una zona da destinare a servizi del polo fieristico, magari con qualche altra struttura come un museo, sale polivalenti per concerti e quella che invece vorrebbe pensare ad uno sviluppo direzionale della zona per dare sfogo a Verona, spostando quindi la Fiera al Quadrante Europa. Temi che si innestano sulla stesura in corso del Prust (Piano regionale urbanistico di sistemazione territoriale) di Verona Sud e, soprattutto, sulla variante generale al Piano regolatore della città, anch'esso sul tavolo del sindaco Paolo Zanotto. «L'ipotesi di uno spostamento dell'area fieristica non è da scartare - afferma Boscaini -. Ma va chiarita molto bene, soprattutto nei tempi e nei modi. Si deve considerare che si tratta di un progetto che richiederà 10 anni per essere realizzato e allora bisogna considerare anche il contingente, cioè le necessità dell'attuale area fieristica».La paura, per molti, è che dar corso ad un progetto di spostamento, quando la fiera odierna attende da anni risposte su problemi infrastrutturali importanti, rischi di lasciare la struttura attuale com'è, scatenando un volano di sfiducia e di frustrazione negli operatori economici che potrebbe portare allora sì ad una fuga verso altre manifestazioni. «Oggi servono subito delle scelte e delle risposte per il Vinitaly, e per tutta la Fiera in generale - conclude Boscaini -. Ed è Verona che è chiamata a darle per assicurarsi il suo futuro. Iniziamo dalla prossima edizione, risolvendo i problemi di traffico e parcheggio, ma anche di spazi espositivi. Non si può pensare di ricevere 180 mila visitatori in cinque giorni come nel 2002. E allora dividiamo chiaramente tra il Vinitaly trade, cioè riservato agli operatori professionali, e quello per i visitatori, che è altrettanto importante ma che non può essere vissuto dagli espositori nello stesso momento. Facciamo tre giorni per il trade, ma con accessi veramente selezionati, sicuri, a invito. E poi apriamo la fiera a tutti per altri tre giorni. Il Vinitaly deve avere queste due anime, che io chiamo della cantina ufficio e della cantina osteria. L'idea di creare una kermesse per il pubblico alla Gran Guardia può andare bene per fare qualcosa in più, da regalare ai veronesi e a qualche straniero. Ma la fiera deve mantenere il suo contatto diretto con il pubblico». (arretrato de "Il Gazzettino" del 3 febbraio 2003)

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