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Il Giornale

L’ultimo discendente di Dante bocciato in letteratura, ma promosso in vino ... “Nel mezzo del cammin di nostra vite….”. Bastava un cambio di vocale, una e al posto di a. Che sarà mai? I colleghi toscani, al posto suo, ne avrebbero approfittato subito. Il conte Pieralvise Serègo Alighieri, ultimo discendente di Dante, no. Mai pensato di parodiare l’incip della Divina Commedia per vendere una bottiglia in più. Mai pensato neppure di usare il profilo aquilino dell’illustre antenato per schiaffarlo su un’etichetta di Recioto. Noblesse oblie. Quanto all’olio Dante…. “Dovrei chiedere i diritti d’autore”, sospira il gentiluomo, che oltre a quattro vini d’alto lignaggio produce anche un extravergine d’oliva spremuto a freddo.
Pieralvise Serègo Alighieri vive a Gargagnago, provincia di Verona, nelle possessioni del Casal dei Ronchi che Pietro Alighieri, figlio primogenito del Divino Poeta e di Gemma Donati, comprerò il 23 aprile 1353 per la somma “di lire 475”, sul regesto dell’epoca c’è proprio scritto così, e figuratevi come può sentirsi il sior conte adesso che dopo sei secoli e mezzo gli cambiano la lira con l’euro. Non vi sto a descrivere la villa con le relative pertinenze e i vigneti disseminati nei 120 ettari di tenuta: non basterebbe un uomo della Treccani per farci stare tutto. Siamo nel cuore della Valpolicella, patria dell’Amarone che propiziava le feconde sbornie letterarie ... Pieralvise Serego Alighieri
Fa l’agricoltore in Valpolicella. Vive nella tenuta che Pietro, primogenito del Sommo Poeta, comprò nel 1353. E imbottiglia il “big Amarone” che piace tanto ad Hannibal il cannibale ... “Ero la disperazione della professoressa Conati. La “Divina Commedia” fu una grande rottura di scatole. Ho bucato i muri della villa per cercarne l’originale. Mio padre Dante si dimise dalla Società delle Nazioni per non giurare fedeltà alla Repubblica. Mio nonno, Dante anche lui, sindaco di Venezia, istituì i vaporetti” ... ha inventato il premio Civiltà veneta, presieduto dal mio amico Giulio Nascimbeni ? “Veramente l’hanno inventato vent’anni fa lo scrittore Cesare Marchi e il mio socio Sandro Boscaini, titolare della cantina Masi, che commercializza nel mondo i vini Serègo Alighieri” ... Lei cosa beve abitualmente?
“Bevo come si ordina il medico: due bicchieri ai pasti. Vino rosso. Contiene il resveratrolo, che ha effetti antibiotici, protegge dalle infezioni dei funghi e previene i tumori”. E Dante beveva?
“Di sicuro. Anche se Boccaccia testimonia che “nel cibo e nel poto fu modestissimo”. Nella Commedia il vino compare due volte, nel Purgatorio. Una citazione è poetica: “Guarda il calor del sol che si fa vino,/giunto a l’umor che de la vite cola”. L’altra è ammonitrice: “Velando li occhi e con le gambe avvolte/ a guisa di cui vino o sonno piega”. Infatti a chi non sa bere, il vino piega le gambe” ... La Firenze che lo esiliò le ha mai fatto un invito? “Firenze no. Sono stati più gentili gli abitanti di San Casciano Val di Pesa. Ieri ha voluto conoscermi il sindaco di Cinigiano. Era felice del ritorno a casa di un Alighieri”. Perché? “Perché con Sandro Boscaini della Masi abbiamo appena comprato una tenuta di 80 ettari in quel Comune della Toscana, proprio di fronte a Montalcino. Con le uve sangiovese finora destinate al Brunello, faremo due grandi rossi” ...

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