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Il Giornale

Lorenza e Marco, una coppia tutta casa, cantina e amore: in 20 anni due ragazzi hanno fatto del Castello di Ama una ditta all’avanguardia e una galleria d’arte ... Anche se da qualche mese lo sport preferito degli addetti ai lavori, quasi mai disinteressati, è sparare a zero sul Vinitaly, ne passeranno degli anni prima che Milano, Torino o Roma saranno capaci di imporre all’Italia una fiera del vino più importante. Il potere di aggregazione della manifestazione veronese è tale che siamo davanti a una sorta di costellazione, con l’evento in sé compresso, come fosse un sole, nei padiglioni cittadini e tutt’attorno, sparsi per chilometri come fossero pianeti e satelliti, eventi e assaggi mirati da oscar della qualità. Uno di questi avvenimenti collaterali ha visto Alois Lageder, 0471.809500, invitare lo scorso fine-settimana a Cason Hirschprunn a Magrè, in piena valle dell’Adige, la Tenuta Löwengang l’altra sua azienda vitivinicola, una trentina di produttori sparsi nel pianeta perché esperti e amici potessero degusatare i vari vini con quella calma che in fiera a Verona è merce più rara di un arbitro imparziale al cospetto della Juve. Tra le cantine italiane anche il Castello di Ama, 0577.746031, www.castellodiama.com, che nel panorame toscano ha una particolarità: i titolari, Lorenza Sebasti e Marco Pallanti, non sono nobili, non hano due o tre cognomi e nemmeno un paio di secoli di frequentazione con botti e solforose. Questo castello, la cui storia si perde nella notte dei tempi, se ne sta in frazione Lecchi, la località di riferimento è Ama, il comune Gaiole in Chianti, il Chianti più rustico e ruvido, il meno cartolinoso. E’ proprio per questo che quando ti entra nel cuore lo fa in profondità, come quegli amori che nascono inattesi dopo che la prima volta ognuno ha pensato dell’altro “ma chi è questo/questa rompicoglioni?”. Ricordo Pallanti quando in autunno venne premiato da Gambero Rosso e Slow Food come enologo dell’anno, sembrava quasi imbarazzato, e non scorderò mai la serata di sabato scorso, condita dalle parole e dai sogni di Lorenza, il tutto nel segno del Chianti Classico che per questa coppia è una bandiera ma per tanti altri in Toscana un reperto archeologico senza presente e prospettive. Parla Lorenza, passione e parole: ”Io sono romana, laurea in economia alla Sapienza, Marco fiorentino con laurea in agraria. Ama venne acquistata nel 1972 da quattro famiglie, Carini, Cavanna, Tradico e la mia. Lionello, mio padre, era ingegnere, fu Gianvittorio Cavanna a intuire le potenzialità di questa terra che allora ti tiravano dietro, noi stessi abbiamo faticato a far digerire il nostro sangiovese al mondo del vino. A tutti loro quattro piaceva il posto e quello che si sarebbe potuto fare rispettandolo e valorizzandolo. Vi misi piede nell’80, Marco venne assunto due anni dopo e andò subito nel vigneto, noi ci vantiamo di poche cose, una è di non avere mai comperato un grappolo o una botte, le uve sono nostre e il vino pure. Gli anni che finiscono con il 2 lasciano il segno: 1982 la prima etichetta, 1992 divento amministratore delegato e Marco mio marito, 2002 il riconoscimento per lui come enologo dell’anno. Hanno premiato uno stile di vita. E i voti massimi vanno ai chianti, non che li rifiuterei per altri vini, però è bello vedere premiato il lavoro in cui più crediamo. I nostri non sono vini di fantasia come i Super Tuscans, i nostri sono vini del territorio e quello attorno al castello è particolare, difficile. Siamo a un’altezza media di 450 metri, Antonio Paolino del Messaggero ha chiamato mio marito mago d’altura, ci è piaciuto molto”. Ama è tre volte Chianti Classico: il Castello di Ama e stop, il Castello di Ama Vigneto Bellavista e il Castello di Ama Vigneto La Casuccia, poi bevi il Castello di Ama L’Apparita, da uve Merlot, e vai via di testa per la quarta volta. Piacere senza fine anche perché in questo spicchio del comune di Gaiole non c’è solo un passato storico (rappresentato dal Chianti) e un presente vivo (il Super Chianti), ma ci sono opere d’arte moderna che si armonizzano con l’ambiente con una stupefacente naturalezza. Tutto partì nel 1999 con Michelangelo Pistoletto ed è bello questo fondersi di più epoche nello stesso spazio e nello stesso tempo. Nulla stona. Ha detto ancora Lorenza: “Marco e io abbiamo tre figli e 350 mila bottiglie. Abbiamo anche gli occhi aperti sul mondo e allora ecco che abbiamo aderito al progetto Wine for life per raccogliere fondi per combattere l’Aids in Mozambico”. Ama il vino e il tuo prossimo.

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