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Il Giornale

L’Italia brinda con i vini delle star ... In attesa di conoscere un vignaiolo che vada a Sanremo per cantare “Vignamore” piuttosto che “Amore tra le botti”, si registra l’ennesimo caso di un personaggio dello spettacolo che produce o, almeno, imbottiglia vino. L’ultimo, che per il mercato italiano è però in pratica già il penultimo perché il 3 febbraio saranno presentati i vini di Pantelleria di Carole Bouquet, è Mick Hucknall, boccoli rossi e lentiggini simpatia, la voce dei Simply Red. Il nome del suo vino? Elementare: “Il Cantante”, tanto perché sia chiaro a tutti che chi lo firma prima di essere un cantiniere è un singer. Il Nero d’Avola di Husknall sarà commercializzato da domani da tutte le 530 filiali del Banco di Sicilia, dodicimila bottiglie della vendemmia 2002. Il prezzo? Da vino importante è blasonato: 49 euro. Conoscendo l’enologo, Salvo Foti, sarà di certo ottimo. Sull’etichetta, che sarà scritta in italiano per l’intero mercato mondiale, il profilo del rosso di Manchester e sullo sfondo i contorni dell’Etna dai cui contrafforti arrivano parte delle uve (le altre da Pachino).

Dalla Sicilia, dal suo celebratissimo vulcano, arriva anche un altro vino canterino, quello di Lucio Dalla, oltre ai sogni e alle ambizioni vinicole di Jim Kerr dei Simple Minds. Forse non sarà il migliore, certo ha il nome e le motivazioni più simpatiche. Trattasi infatti dello “Stronzetto dell’Etna”. Ha spiegato il bolognese: “Giusto qualche migliaio di litri di bianco che produco attorno alla mia casa di Milo. Viene consumato alla mia tavola o sulla mia barca, sempre con gli amici. Il mio è un gioco. Il nome? Glielo diede Carmelo Bene la volta che si prese una ciucca colossale. Una volta arrivò a premiarlo come “miglior vino di Sicilia”, eravamo al Festival di Taormina e cosa che spesso gli accadeva aveva esagerato un po’. Una cosa mi preme dire: lo Stronzetto soddisfa i miei gusti e tanto mi basta, io non sono uno da Champagne. Hucknall? Lui lo si potrebbe anche definire un produttore di vino, anche se finora mi è parso soprattutto un gran bevitore”. Il mercato ci darà l’altra risposta.

Da un’isola all’altra, dalla Sicilia a Pantelleria. Dopo Parigi tra una ventina di giorni, a Milano, cavatappi all’opera per le due bottiglie di Carole Bouquet, appuntamento da non mancare soprattutto per lei, splendida anche se fosse la testimonial di un vinaccio in cartone. Se il suo compagno Gérard Depardieu possiede una cantina a Bordeaux dove segue le stagioni di un rosso che senza tanta fantasia ha chiamato “Cuvée Cyrano” - come se Robert De Niro firmasse il Cabernet “Il Cacciatore”, Carole a Pantelleria firma il Passito tipico dell’atollone e il Sangue d’Oro, anche’esso da uve Zibibbo, una selezione. La Bouquet, un cognome che in vigna è una garanzia, con il suo passito ha sbaragliato una degustazione condotta per la rivista Capital. Filo conduttore: i vini dei vip più o meno dello spettacolo (c’era anche Sepp Messner con il suo Riesling). Ecco così gli esperti esprimersi anche sulle bollicine di Franciacorta di Lina Wertmuller e la selezione che Antonio Terni a Numana, frazione di Ancona, cura in esclusiva per l’idolo della sua vita: Bob Dylan. Il menestrello di Duluth, lusingato da “Visions of J., è arrivato a chiedere a Terni, per capirci più fedele a Dylan di quanto Emilio Fede non lo sia a Berlusconi, di creare “Placet Waves”, del quale firma la retroetichetta.

E’ anche se la Sicilia sembra emanare una forza di attrazione straordinaria, tanto che Depardieu (a proposito, sul suo biglietto da visita ha scritto vigneron) ha firmato un accordo con Lucio Tasca D’Almerita per arrivare a produrre un vino che non potrà che essere superlativo e destinato a un mercato selezionatissimo, almeno queste le speranze, i vip si aggirano ovunque tra le vigne.

Il caso che tutti conoscono è quello di Al Bano Carrisi a Cellino San Marco in Puglia (il suo “Felicità”, pigiato con l’allora amore Romina Power, ha venduto milioni di bottiglie, il “Platone” ha ottenuto i tre bicchieri dal gambero Rosso, come una laurea ad Oxford), quello più singolare, “Stronzetto” a parte, ci viene invece cantato da Bruno Lauzi. Il suo Barbera d’Asti, nome davvero di fantasia estrema, “Barbera del Cantautore”, piace a tutti meno che a lui: Lauzi è un non raro caso di produttore assolutamente astemio. Nella zona di Rocchetta Tanaro fa vino anche Enrico Ruggeri, mentre nel vicino Alessandrino ecco i Dolcetti d’Ovada di Ornella Muti, cantina ricavata in un’abbazia, quella di Vallechiara, “Due Donne” una delle etichette, “Torre Albarola” l’altra.
Per stappare la bottiglia di un altro splendido volto del nostro cinema dobbiamo spostarci invece in Toscana: “Acino d’uva” è il gioiellino di Stefania Sandrelli e di suo marito Giovanni Soldati a Villa Nano sulle colline attorno a Siena. Stessa regione per Sting, in Valdarno per la precisione, un’isola per Peter Gabriel: non la Sicilia e nemmeno Pantelleria, bensì la Sardegna. Cannonau? Esatto. La morale: forse è più difficile improvvisarsi cantante o attore, non puoi farti aiutare da enologi, marketing e botti acquistate.

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