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Il Giornale

Vinitaly, il vino italiano al top ... Il Vinitaly a Verona è una centrifuga che per cinque giorni, quest’anno dal 7 all’11 aprile, frulla il meglio e inevitabilmente pure il peggio dell’Italia del vino. È diventato così importante che non solo si è aperto ai veronesi e agli enoturisti che sono interessati a Bacco, ma non a macinare chilometri tra i padiglioni, ma ha dato la spitnad altre realtà per dare vita a iniziative importanti come quella dei Vini Veri a Villa Favorita, ad esempio le Triple A conosciute grazie alla Velier, www.velier.it, di Genova, anche se esistono veri vini anche fuori dai confini del mondo più spiccatamente biodinamico e molti all’interno dello stesso Vinitaly.
Mille i momenti che compongono un evento come questo. Di certo portava sul bello il barometro personale l'idea dell’umbro Marco Caprai che, conscio che l'Italia non può contrastare sui numeri la Cina e, in generale, giganti come ad esempio l'americano Constellation Brand, punta tutto sul glamour e la qualità. E allora eccolo impiantare un set fotografico con in mezzo una Vespa dell’Italia del boom, lesto a fare una foto agli amici. «C’è un americano (Alexander Payne con Sideways, ndr) che pretende di insegnarci la cultura del buon bere: paradossale. Basta riguadrare La dolce vita o Il sorpasso per capire che tutto il nostro patrimonio era già lì. Basta riproporlo, rimboccandoci le maniche». Una singolarità: Payne è stato incoronato dagli organizzatori del Vinitaly. Per alcuni un autogol.
ZONIN. Di certo uno che non si ferma mai è Gianni Zonin che a Verona si divideva tra tre stand. In uno offriva un rosso toscano che stupiva non solo per piacevolezza, ma anche per i prezzo da oscar, un Sangiovese per il Sassabruna, Monteregio Rosso DOC della Rocca di Montemassi. A livello di bianchi ecco invece un Vermentino.
MUCCIOLI. Andrea Muccioli, gran patron della comunità di San Patrignano, presente come produttore sulle colline di Coriano in vista del mare di Rimini e come organizzatore, dal 1° al 3 ottobre, di Squisito, un riuscito festival dell’enogastronomia. Lo scorso 6 settembre, Andrea ha inaugurato la nuova cantina, a Verona ha presentato i nuovi vini, Montepirolo, Avi (ovvero a Vincenzo Muccioli), Noi. Bravo. Il tutto all’interno del Convito di Romagna, associazione di sette aziende: Drei Donà, Fattoria Zerbina, San Patrignano, Stefano Ferrucci, Tre Monti, San Valentino e Calonga. Lo scopo? Valorizzare la collina romagnola e il Sangiovese.
BRUNELLI. Gianni Brunelli che per molti è ristorantore in Siena, alle Logge, 0577.48013, e per altri è soprattutto produttore di Brunello. Per me è entrambe le cose, e bene. Provare il Brunello 2000, il Rosso di Montalcino 2003 e l’Amor Costante 2003.
MONTENISA. È il Franciacorta di Albiera, Allegra e Alessia, le figlie del marchese Piero Antinori. Il brut come lo prepara Susanna Tezzon al Giardino delle Esperidi a Bardolino sul lago di Garda, nessun altro. Lo arrichisce di due mezze grattate di Cubèbe Indonésie, un pepe nero, piccolo e sferico, più alcune foglie di insalata glaciale scoperta una sera a cena da Cracco-Peck a Milano. Un aperitivo che titilla.
CHIARA. Chiara Lungarotti per la precisione, gettonatissima per avere ricevuto il premio internazionale del Vinitaly per come guida, con la sorella Teresa, la cantina di Torgiano in Umbria dopo la scomparsa del padre Giorgio, un monumento del vino italino. Con orgoglio, Chiara ha presentato il Rubesco Riserva Vigna Monticchio Dogc 2000, primo millesimo della nuova generazione. E non sembri un’infinità il lustro intercorso dalla vendemmia: prima la riserva dormiva per dieci anni.
CONFAGRICOLTURA. Lo slogan è «La qualità in campo, una scelta di valore» che declina anche attraverso una serie di libretti dedicati a vari momenti della nostra produzione. A Verona è stato presentato quello sul vino, con introduzione di Gianni Alemanno, ministro rimasto in sella con il passaggio tra il primo e il secondo governo Berlusconi. Proprio Alemanno è stato protagonista il primo giorno di un duello a distanza con il suo collega (allora) della Sanita, Girolamo Sirchia. Il fatto che Sirchia, considerato dai produttori un nemico del vino italiano, non è stato confermato al suo posto, per il settore è una buona nuova.
BARDOLINO. Un vino facile che si era perso a livello bontà. Bene sapere che Matilde Poggi, viticultrice tra Cavaion e Affi, in pratica tra la sponda veronese del Garda e l’imbocco della Val d’Adige, dai suoi vigneti di Corvina e Rondinella ne produce uno da applausi alle Fraghe, www.fraghe.it. Ottimo col pesce.
QUI VULTURE. Non so se questa zona della Basilicata è la Montalcino del Sud. Di certo nessuno chiama Montalcino la Vulture del Centro. So però che l’Aglianico che vi si produce sull’Appennino lucano è unico, da sentimenti autentici e positivi. Da approfondire o scoprire i vini di Agricola Eubea, Macarico, Laluce, Paternoster, Cantina Cooperativa di Venosa, Cantine del Notaio, Tenuta le Querce, Terre degli Svevi e infine Tenuta Terre dei Re.
PALADIN. Lucia Paladin, produttrice ad Annone Veneto (Venezia). A parte un superbo aceto, ha alzato il sipario su Prinè 2003 Bosco del Merlo, il Traminer 2004 e il Refosco 2004 Paladin e sul Sangiovese Vèscine, l’ultima novità.
LIBRO. Quello presentato da Carla Capalbo, scrittrice anglo-italo-americana. Per l’editore Pallas Athene di Londra ha firmato The food and wine guide to Naples and Campania. Ha solo un difetto nella sua perfezione di contenuti (della Capalbo pure le immagini): per ora esiste solo la versione in inglese ma sarà lo stesso saccheggiato da tanti esperti che andranno alla scoperta del meglio di una regione che gli americani conoscono poco e che riserva sorprese anche a noi italiani non appena ci allontaniamo dal capoluogo, da Capri e dalla Costiera Amalfitana.

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