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Il Giornale

L’Oltrepò è partito alla riscossa. Con 40 milioni di bottiglie, le cantine pavesi vogliono finalmente sposare la quantità alla qualità ... L'Oltrepò Pavese è il primo distretto italiano per estensione di doc. Nel 2005 i 40 milioni di bottiglie uscite da questi 13mila ettari vitati hanno dato lavoro a quasi 1.500 tra viticoltori, aziende, cantine sociali, imbottigliatori. Cifre strabilianti ma, in passato, anche controproducenti: insistendo sui volumi, la qualità è andata scemando. Potremmo discutere per ore dei problemi socio-politico-culturali (e caratteriali) che ancora impediscono ai vignaioli pavesi di affrontare compatti le sfide dell'enologia contemporanea. Ma a questo sta pensando, con ottime premesse, il direttore del Consorzio di tutela locale, www.vinoltrepo.it, Carlo Alberto Panont. A noi ora preme che l'eno-appassionato al Vinitaly si soffermi agli stand oltrepadani. Ma, meglio, che si ricavi un fine settimana in quelle lande meravigliose per apprezzare vini ancora troppo sottovalutati.
Premessa: citare tutti i migliori è impossibile. L'eno-gita può partire dal lembo più occidentale dell'Oltrepò. È a Retorbido, cuore della Val Staffora, che il Marchese Cattaneo Adorno, 0383.374404, imbottiglia il Vigna del Re, un barbera, croatina e uva rara da vigneti di 50 anni fa. Ricco, strutturato, di gran classe il 2002: in quell'annata infelice l'enologo-guru dell'azienda Donato Lanati saltò di gioia tra i vigneti (e non per modo di dire).
Prima che a bere, nell'attigua Codevilla si va per prestare orecchio a Mario Maffi, affabilissimo enologo della Montelio delle sorelle Brazzola, 0383.373090, con 37 vendemmie sul gobbone e un milione di aneddoti da raccontare.
Come quello dei vignaioli trentini che vengono da lui per verificare che i Müller Thurgau, come il suo La Giostra 2003, si fanno bene anche a bassa quota. Fatevi condurre nella ghiacciaia dell'ex convento, dove riposano annate storiche di Merlot e Nebbiolo. E, come aromatico commiato, sorseggiate il passito Noblerot, morbido blend di cortese, moscato e malvasia.
Più a est ci si ritrova tra i colli argillosi e calcarei di Mairano di Casteggio. Qui, al timone di Bellaria, 0383.83203, c'è il passionario Paolo Massone, uno che eleggerebbe a vino bandiera della microzona casteggiana il suo rubino carico Olmetto. Come dargli torto: il 2001 a base barbera delizia naso e palato, come e più del cabernet-barbera Bricco Sturnèl e del merlot in purezza La Macchia, i due cru più blasonati.
Dall'altra parte del sentiero, annunciata da una serie di carrozze d'epoca, si apre la villa ottocentesca de Le Fracce, 0383.805769, un tempo feudo del gentiluomo di campagna Fernando Bussolera-Branca e oggi in mano all'omonima fondazione. Qui si accorre soprattutto per alzare calici di Rosso Bohemi (di gran carattere il 2001), ma a noi è piaciuto anche il bouquet aromatico del Landò 2004: il Riesling Renano è un vitigno alloctono che ben attecchisce sui colli oltrepadani.
In direzione Broni, l'indicazione Torricella Verzate anticipa che è il momento delle star d'Oltrepò: nella flotta da 23 etichette di Monsupello, 0383.896391, compare l'unico tre-bicchieri dell'intero comprensorio, quel brut classico Cuvée Ca' del Tava da anni seduto comodo nell'olimpo dei migliori bollicine italiani.
Della famiglia Boatti non vediamo l'ora di assaggiare il merlot in purezza, fuori solo nel 2007: una bottiglia per pianta la promessa.
Più su per i colli s'incontra il quartier generale di uno dei migliori Pinot grigio d'Oltrepò: il vendemmia tardiva di Ca' di Frara, Mornico Losana, 0383. 892299, vale un gris alsaziano. E il Frater Riserva 2003 conferma l'abilità del giovane Luca Bellani a confezionare anche grandi rossi dal taglio classico (peccato che non ci sarà il 2005).
A qualche altro giovane vignaiolo il nome Barbacarlo, 0385. 51212, farà anche storcere il naso ma un salto a Broni, nella polverosa cantina di Lino Maga, già venerato da Veronelli, è d'obbligo: le note ammandorlate del Barbacarlo 2003, 15 gradi, confermano quel che di questo croatina-uva rara-ughetta-barbera ebbe a dire un altro suo estimatore, Gianni Brera: «Di vini migliori ne ho bevuti, ma non ne trovo mai che mi piacciano sempre in egual misura come questo». Virando nella bassa Valle Versa, a Camponoce di Canneto Pavese, c'è l'azienda del giovane Andrea Picchioni, 0385.262139, che gestisce un fazzoletto eroico di 7 ettari con l'ausilio del sapiente enologo Giuseppe Zatti. Qui è il caso di stappare finalmente un Buttafuoco: il Bricco Riva Bianca 2000, barricato, ha buoni tannini e una struttura possente ed equilibrata. Da qui ci si porti a casa anche il delizioso (e, in generale, troppo sdileggiato) Sangue di Giuda 2005. A proposito di vini sottovalutati, l'etichetta di vino-coca cola che grava sulla bonarda (un terzo di tutti i vini oltrepadani prodotti) è dura a grattarsi via, ma l'eno-critica dovrebbe distinguere caso per caso.
E, per esempio, appuntare medaglie più preziose sul petto della strepitosa Fatila, 100% croatina, vivace e invecchiata, dei Vercesi del Castellazzo di Montù Beccaria, 0385. 60067. E nessuno osi abbandonare questi colli senza una mezza bottiglia di moscato passito Lacrimae Vitis di La Versa (la cantina più famosa d'Oltrepò, 0385. 798411, ha appena festeggiato un secolo di storia). O senza i superbi pinot nero/chardonnay metodo classico firmati dai fratelli Cribellati di Anteo a Rocca de' Giorgi, 0385.99073.

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