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Il Giornale

L’amministratore delegato di FieraMilano, Ferrari: «Vetrina globale e strumento di marketing utile soprattutto alle aziende di dimensioni ridotte» ... Per tre giorni Milano si fa capitale del vino, con il Salone professionale MiWine. Dal 12 al 14 giugno va in scena la seconda edizione, che coinvolge in una manifestazione rigorosamente business to business la filiera produttiva e distributiva dei vini e dei distillati, e pure con l'intera città partecipe dell'evento, grazie al programma «MiWine in the City».
«Rispetto all'esordio di due anni fa - dice Piergiacomo Ferrari, amministratore delegato di FieraMilano - il Salone è stato potenziato, soprattutto in termini di richiamo e coinvolgimento. Ed è pronto ad accogliere nel nuovo quartiere fieristico operatori, opinion leader e giornalisti da ogni parte del mondo».
Dottor Ferrari, su quali leve si è agito?
«Sollecitando innanzitutto le associazioni di settore e i gruppi di compratori a partecipare in modo ancor più ampio e fattivo. A livello internazionale abbiamo condotto una vasta campagna nell'ambito di fiere e grandi manifestazioni, dalla sinergia con gli omologhi madrileni di Ifema, alla collaborazione con Assovini, Assofood e pure con l'associazione “Le Donne del Vino”, passando per la promozione a una nutrita serie di avvenimenti: dalla settimana del “Columbus Day” a New York e “Wine for Asia 2005”, da “Prodexpo” a Mosca ad “Alimentaria” a Barcellona e “Vinex” nella Repubblica Ceca. Il road show di MiWine ha toccato anche Seul e Tokio, e a marzo eravamo presenti agli Oscar del cinema a Los Angeles, nonché da Harrod's a Londra nella rassegna dedicata ai vini italiani».
Come si posiziona MiWine nel panorama fieristico?
«È l'evento internazionale che punta a concretizzare l'alternativa alla rassegna Vinexpo di Bordeaux. È nato proprio quando il nostro export ha superato quello francese, e ora che negli Usa, nostro secondo mercato di sbocco, guidiamo la classifica dei Paesi esportatori, rilancia sul ruolo di migliore piattaforma per l'internazionalizzazione del vino italiano».
Quali sono i riscontri?
«I visitatori professionali italiani ed esteri si annunciano in crescita, e tale si prevede soprattutto la rappresentanza in arrivo dall'Asia. Tra le delegazioni attese, citiamo per esempio i buyer dei resort Disney, che rappresentano centinaia di punti di ristorazione. Lo sforzo è volto a proporre una vetrina globale, che si coniuga a un ambiente, un'atmosfera e un insieme di servizi concepiti perché con l'incontro si possano concludere affari, senza distrazioni né fastidi. Peraltro, siamo lieti di aver registrato tra gli espositori esteri l'adesione dell'Australia, sempre più in competizione con il nostro Paese».
Tra i vignaioli nostrani sono circa 7. 500 quelli che esportano: agli altri cosa offre la manifestazione?
«Un articolato strumento di marketing, finalizzato all'espansione sui nuovi mercati, valido anche e soprattutto per le società di piccole dimensioni».
Conclusa la rassegna, come prosegue MiWine?
«Con gli “Enotour”, percorsi guidati alle cantine di eccellenza, programmati in Lombardia, la regione di maggiore produzione e consumo di vino, Abruzzo, Toscana e Sicilia. C'è poi “MiWine World”, calendario di eventi in Italia e all'estero.
MiWine può contare non solo sulla collaborazione dell'Ice, ma anche sul supporto di Regione Lombardia e Camera di Commercio di Milano.

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