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Il Giornale

I neo salvatori della patria ... Industriali, celebri stilisti e avvocati d’affari comprano vecchi borghi e manieri per ristrutturarli: così rivivono pezzi d’Italia che sembravano dimenticati. Il caso Cucinelli: il re del cashmere ha impiegato 22 anni per restaurare un intero paesino. Ha costruito case, chiese, piazze e ne ha fatto il suo quartier generale... Andare per borghi e castelli è la loro passione. Non tanto per visitarli, quanto per restaurarli e riportarli al loro splendore originario. E benché svolgano mestieri importanti e impegnativi, nella loro vita, non si sa come, hanno trovato il tempo, tra una convention e un’assemblea generale, di restituire al patrimonio artistico nazionale gioielli in stato di abbandono e incuria, per trasformarli in musei a cielo aperto, o in strutture ricettive e produttive, rilanciando l’economia di molti tessuti rurali e urbani del Paese.
Stiamo parlando dei nuovi mecenati italiani: imprenditori, manager e liberi professionisti con il pallino dell’ arte, della natura e della storia. Persone che potrebbero accontentarsi di vivere - più che dignitosamente - di ciò che fanno, ma che per amor patrio, per puro gusto estetico, o semplicemente per intraprendenza, hanno deciso di imbarcarsi in emozionanti avventure alla riscoperta dei luoghi dimenticati dello Stivale.
Moda salva-borghi - Tra loro, in prima fila, le grandi firme della moda, predisposte, un po’ per indole, un po’ per abitudine, a riconoscere e valorizzare le cose belle. A cominciare da Ferruccio Ferragamo, presidente dell’omonimo gruppo che, nei dintorni di Arezzo, ha trasformato l’antica fortezza del Borro dell’Anno Mille, da un completo stato di degrado, in un suggestivo borgo, con nuove strade, piazze, antenne, cablaggio e negozi per gli artigiani e ne ha affidato la gestione al figlio Salvatore. La tenuta - attraversata dalla “Strada dei sette Ponti”, di cui uno è stato dipinto da Leonardo da Vinci nello sfondo della Gioconda - a lungo abitata dalla famiglia aristocratica dei Pazzi, protagonisti delle lotte tra Arezzo e la Repubblica Fiorentina, e occupata dalle truppe tedesche durante la Seconda guerra mondiale (che fecero saltare in aria il palazzo della fattoria per bloccare l’avanzata degli alleati), è stata ceduta nel 1993 dal Duca Amedeo d’Aosta. Dopo 14 anni di lavori Ferragamo l’ha trasformata in un agriturismo di alto livello, con 24 appartamenti, una cinquantina di dipendenti e 40 ettari di vigneti nuovi, il cui vino è distribuito in America e in Giappone. Intorno le botteghe degli artigiani, che dopo secoli di dimenticanza, sono tornate a dedicarsi alla lavorazione dell’oro, della ceramica e del legno.
Sull’esempio del fratello, anche Massimo Ferragamo, presidente di Ferragamo Usa, ha ristrutturato nel Senese il borgo di Castiglion del bosco, con 1.800 ettari di terreno, di cui 50 per il Brunello di Montalcino, da cui ha ricavato 22 suite nella parte vecchia, pronte il prossimo anno, e 21 case coloniche, con campi da golf e un centro benessere, che saranno inaugurate a breve e adibite ai soci di un club.
Con un salto dalla Toscana all’Umbria, lo stilista Brunello Cucinelli ha acquistato l’intero borgo Solomeo nel Comune di Corciano, a due passi da Perugia, per trasferirvi la sede della sua azienda, dove lavorano più di 400 dipendenti, dislocati dentro e fuori il paesino. Dopo 22 anni di restauri, per una spesa di oltre 25 milioni di euro (oggi la proprietà al metro quadrato vale 3mila euro, nel 1985, quando fu acquistata, 300mila lire, ovvero 150 euro), Cucinelli ha sistemato piazze, strade, chiese e castello, ha ristrutturato 14 abitazioni e ha generato un commercio per la parrucchiera, l’alimentari e il bar. “Volevo rendere il lavoro dell’uomo più umano - dichiara l’imprenditore del cashmere, che si definisce custode pro tempore del posto, perché quando finirà l’azienda resteranno le case e il paesino non smetterà di vivere - desideravo consentire a tutti i dipendenti di passare delle ore importanti della giornata in un luogo bello e fare qualcosa per la terra in cui sono nato e cresciuto”. E sempre il tessile-abbigliamento vanta altri due importanti casi: quello di Mario Moretti Polegato, patron di Geox, che ha trasformato in museo Villa Sandi, edificio palladiano costruito nel 1622 e quello di Antonio Moretti, socio dell’amministratore delegato di Prada, Patrizio Bertelli, per il marchio Carshoe e proprietario di Arfango, che ha acquisito nel Siracusano Feudo Maccari, famoso per la produzione del Nero d’Avola, unificando una terra divisa da secoli in oltre 50 proprietà e creando un’azienda vitivinicola.
Nuovi mecenati - Non solo moda però per i nuovi mecenati italiani, molti di essi provengono da settori completamente differenti, come l’avvocato Fiorella Federica Alvino, incoronata legale d’affari donna numero uno in Italia dalla rivista TopLegal, che nel 2004 ha vinto il Premio Belisario per aver ristrutturato il Castello di Spaltenna, monastero del Mille immerso nella campagna del Chianti, e che ha recentemente restaurato la chiesa e la torre del vicino borgo di Vertine, un tempo di proprietà della famiglia Ricasoli, resuscitando un villaggio abitato da meno di venti persone. Luoghi oggi accessibili sia per visite culturali, sia per soggiorni presso un agriturismo arredato con gusto e nel massimo rispetto della tradizione.
Non da meno l’intervento del pugliese Mino Colomba, titolare insieme al padre del gruppo Colomba & Papadia, specializzato nella costruzione e gestione di impianti per gas naturale, che dopo dieci anni di lavori ha da poco riportato alla luce, in provincia di Taranto, un’antica masseria, con annessa una basilica del Mille, un tempo convento dei Frati Cappuccini, ribattezzata con il nome Terraeaque e adibita a resort di lusso e struttura per concerti e importanti eventi. Insomma l’Italia è piena di personaggi del genere e meno male che sia così. Resta soltanto da chiedersi come trovino il tempo e la forza di conciliare le loro professioni con l’impegno verso il territorio. Risponde per tutti l’avvocato Alvino: “Basta affidarsi a validi collaboratori. E naturalmente lasciare spazio al tempo libero e alle proprie passioni. Essere bravi manager non significa dedicarsi esclusivamente alla carriera”.

L’ultima attrazione toscana: i fantasmi del Chianti … Leggenda vuole che nel Castello di Spaltenna ci sia lo spirito di un nobile. E il turismo va a gonfie vele… Il Chianti è conosciuto per la bellezza della sua campagna, per la bontà del suo cibo e vino. Non tutti sanno però che è anche una terra di “simpatici fantasmi”. Di questi due albergano nel Castello di Spaltenna, sopra il paese Gaiole in Chianti (senza dimenticare il fantasma del barone Bettino Ricasoli, primo ministro nella metà dell'Ottocento, che dimora nel vicino Castello di Brolio) e si divertono a fare piccoli scherzi ai visitatori. Pare che a Spaltenna, un tempo monastero, sia presente l'anima - nient'affatto malvagia - di una suora murata viva per aver commesso un sacrilegio.
In molti, dal portiere ai camerieri, sono finiti vittime delle sue burle: telefonate provenienti da camere non occupate, oggetti spariti da un posto e ritrovati in un altro, fuoco del cammino spento in un batter d'occhio. Nello stesso luogo si aggira il fantasma del pievano, ovvero del custode della pieve (anche lui innocuo), che si trova nella splendida stanza numero 15, dove è appeso il suo arcigno ritratto e dove da una finestra minuscola è possibile vedere l'altare della chiesina.
E proprio quella chiesina ospita un miracolo: il crocefisso, legato alla storia di una pastorella molto devota alla Madonna che portava sempre le sue pecore in un bosco oscuro e una volta ne smarrì una per ritrovarla poco dopo addormentata tra gli arbusti. Per svegliarla le tirò una pietra, ma colpì un braccio di Gesù Cristo. Il crocefisso benedetto, che tuttora ha un’ammaccatura, fu subito trasportato nella pieve di Spaltenna e da allora è venerato da tutti gli abitanti del posto.

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