Alcol al volante. Ma inasprire quei limiti serve davvero? ... Risponde il direttore...
Caro direttore, ancora una volta, nel riferire dell’ennesimo gravissimo incidente stradale (Cesano Maderno), tutti i giornali aprono i titoli con la parola “ubriaco”. È davvero diventato un disco rotto: una volta, in tutti i casi, si denunziava la velocità eccessiva; ora è di moda mettere alla gogna l’ubriaco, anche quando l’ubriachezza non c’è o c’entra poco o niente. Ed è proprio questo il caso dell’autore dello scempio di Cesano, del quale i Carabinieri hanno dichiarato che superava “di poco” il limite consentito. Ora, qui occorre fare chiarezza. I limiti fissati per determinare l’eccesso illecito dell’assunzione di alcol sono così ridicolmente bassi, che si trova in difetto anche chi abbia bevuto a cena un paio di bicchieri di vino: una cosa che è abituale per la stragrande maggioranza delle persone, senza che nessuna possa dirsi ubriaca. Ridurre ancora quei limiti non serve
a nulla, salvo vessare inutilmente le persone; bisogna invece affinare i metodi di controllo e inasprire le sanzioni.
Emilio A. Macchi Alfieri - via mail
Siamo fatti così: siccome è difficile aumentare i controlli, siccome quando qualcuno viene beccato,
perlopiù la passa liscia e viene perdonato dal giudice cerchiamo di tranquillizzare l’opinione pubblica inasprendo oltremodo le leggi e fissando limiti sempre più bassi. Ma lo sappiamo tutti che l’ondata proibizionista dura poco e serve a nulla. L’unico risultato, infatti, è che d’ora in avanti praticamente tutti quelli che si mettono al volante dopo cena saranno fuori legge: tutti colpevoli, dunque nessun colpevole.
Non è perfetto? Esultano gli astemi. E i veri delinquenti.
Mario Giordano
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