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Il Giornale

Ecco gli ultimi intellettuali: sveglia all’alba e poi in malga ... Sono i custodi di un mondo che rischia di finire nel dimenticatoio, per questo gli agricoltori friulani meritano il premio Nonino. Più di tanti altri maestri... “Ferie? Mai fatto ferie. Ci vuole un motivo, che cosa vai a fare, in ferie? Uno che ha animali, non può lasciarli. Li tiene fino all’ultimo”. Si raccontava così - nell’estate del 2001 - alla fotografa friulana Ulderica Da Pozzo, il barbuto Ilo Casali, uomo di sentimenti buoni come il burro, nella sua malga in legno e sasso della Val Pesarina, detta anche del Tempo, una delle sette valli - solchi verdi rubati alle favole - che innervano la roccia della Carnia.
Parole commoventi, quasi francescane, quelle di Casali. Ma che non meravigliano chi ha avuto la buona sorte di conoscere luoghi incontaminati come i suoi. Luoghi dove non è infatti un caso che sia più facile e naturale parlare e darsi del tu anche con Dio, oltre che con i Suoi animali. Così è bello sapere che qualcuno - la sempre attenta e imprevedibile giuria del premio Nonino - abbia voluto insignire proprio con quello che è stato il suo riconoscimento primigenio, il Risit d’Aur, i malgari della Carnia, la montagna friulana.
Uomini e donne che vorresti abbracciare (andateli a guardare, nel libro Malghe e malgari dell’udinese www.forumeditrice.it) perché hanno volti scolpiti nella roccia, occhi rubati al cielo e mani intagliate nel legno nodoso dei noci. Uomini e donne colmi di valori che ancor oggi, sostenuti soltanto da un caffè - e glielo concediamo corretto - si mettono al lavoro al freddo, al buio, alle quattro del mattino, quando il popolo vuoto e beota delle discoteche risale invece in macchina, bevuto e impasticcato, con una vaga idea di ritornare a casa.
Uomini e donne del passato, che sopravvivono al presente, e che dovremmo tutti ringraziare anche perché fanno rivivere i ricordi. Soprattutto i più lontani, i ricordi “bambini”, figli cioè di quell’età in cui la conoscenza - cemento e mattoni della memoria - prende forma soprattutto attraverso la vista, il tatto, l’olfatto. Perché proprio lì - negli occhi, nei polpastrelli, nel naso - la memoria rimane per sempre. Con il privilegio, appunto, che i ricordi bambini non risultano mai né sfocati né amorfi, né inodori né in bianco e nero. Oltre a risultare nitidi, hanno invece forma, colore e fragranza.
Anche un panetto di burro - quello dei vecchi malgari - può infatti costituire un ricordo. Perché quello di allora, di un tempo che non c’è più, profumava di fieno tagliato. Acuto e dolce al tempo stesso, inconfondibile sentore d’alta quota, scaturiva imperioso, a ogni aprire di porta, dai primi frigoriferi, simboli di inedito benessere e tanto simili alle Seicento beige su cui correva l’ottimistica Italietta del boom. Certo, a quei cosi che ronzavano nel silenzio della notte mancavano le ruote con la fascia bianca, ma identici erano il colore, la scritta corsiva, cromata e in rilievo - Fiat - nonchè la maniglia a scatto sulla portiera controvento.
La fonte di quel profumo di montagna era un lingotto giallo, quasi oro, tanto era ricco di panna il latte ai tempi in cui un po’ di giro vita era “tutta salute” (parola delle nonne). Quei panetti avevano i bordi morbidi e rialzati e un’immagine in bassorilievo che i bambini non riuscivano a trattenersi dallo sfiorare col dito, affascinati dalla convinzione che qualche orco buono, un artista barbuto, lassù in montagna, l’avesse “scolpita” a mano apposta per loro. Era l’immagine di una mucca al pascolo, con quello sguardo mite e saggio, quasi sorridente, che è e sarà sempre - e soltanto - delle mucche al pascolo. Almeno finché qualcuno continuerà a portarle a brucare quell’erba.

Un’onorificenza “distillata”...
Sabato 31 gennaio, alle ore 11, si rinnoverà un rito che dura da trentaquattro anni. Tra i vapori degli alambicchi, nelle Distillerie Nonino di Ronchi di Percoto (Udine), la giuria del premio omonimo, presieduta dal Nobel per la letteratura Vidiadhar Surajprasad Naipaul, consegnerà i riconoscimenti dell’edizione 2009. Il premio Risit d’Aur 2009, nato come sfida a leggi ottuse che minacciavano il lavoro dei vignaioli friulani e dell’intero mondo contadino, va quest’anno ai malgari della Carnia, depositari di una memoria fatta di tecnica, abilità e valori. Nella stessa scia ideale, il Nonino 2009 viene assegnato a Silvia Pérez-Vitoria, edita in Italia da Jaca Book, che alla questione contadina ha dedicato la sua opera di economista, sociologa e documentarista. Perché, come disse Leonardo Sciascia 25 anni fa, ricevendo il Nonino, “nello stesso momento in cui morirà la civiltà contadina, morirà anche l’uomo”. Il Premio Internazionale della famiglia friulana va invece quest’anno alla scrittrice africana Chimamanda Ngozi Adichie (edizioni Einaudi e Fusi Orari) testimone amorevole e addolorata del dramma della guerra nella sua terra. Infine, il Nonino 2009 a “un Maestro del nostro tempo” premierà lo storico inglese Hugh Thomas, studioso della Spagna e dell’Impero spagnolo.

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