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Il Giornale

L’Onu: “Entro il 2025 l’alcol ucciderà la Russia” ... La radicata abitudine alla vodka farà crollare di altri 11 milioni la popolazione del Paese nei prossimi 16 anni, che precipiterà a 131 milioni: gli abitanti erano più di 148 milioni nel 1993. Speranza di vita di 59 anni per i maschi... La Federazione russa vive un allarmante calo demografico che nel 2050 porterà il vasto Paese a livelli di popolazione inferiori a quelli del piccolo Vietnam, con ripercussioni enormi sull’economia e seri rischi perla stabilità sociale. La causa principale di questa tendenza, che sembra irreversibile? Neanche a dirlo: l’elevato tasso di alcolismo tra uomimi e donne. È la fotografia di una nazione che nella sfida demografica si gioca tutto, quella fornita dal Rapporto 2009 sullo sviluppo umano in Russia, stilato dagli esperti del Programma Onu per lo sviluppo (Undp) e pubblicato lunedì scorso. Il documento ricorda come dal 1993 la popolazione russa, sia scesa di 6,6 milioni di individui, nonostante il contributo dell’immigrazione e prevede che se il trend rimarrà invariato, nel 2025 si dovranno aggiungere altri 11 milioni di “perdite”. Da tempo per l’ex Unione Sovietica gli esperti parlano di “coma demografico”, perché il numero delle morti annue è superiore a quello delle nascite. Il tasso di mortalità è simile a quello che si registra in alcune zone dell’Africa sub-sahariana e tra i più alti nel mondo sviluppato. La speranza di vita per gli uomini è di appena 59 anni (oltre 15 anni in meno della speranza di vita media europea), e 72 anni per le donne. Oggi la Russia ha 142 milioni di abitanti, contro i 148,6 milioni del 1993. Secondo un rapporto Onu di due anni fa, nel 1950 il territorio dell’ attuale Federazione russa contava la quarta popolazione a livello mondiale, scesa ai nono posto nel 2007, dopo Bangladesh e Nigeria. Se le autorità non interverranno in modo efficace, nel 2050 Paese cadrà drasticamente al quindicesimo posto, addirittura dietro al Vietnam.
Alcuni studiosi pongono tra le cause del preoccupante fenomeno anche il frequente ricorso all’interruzione di gravidanza. Dopo la Romania, la Russia è il Paese con il più alto numero di aborti in Europa: secondo stime ufficiali, il rapporto è di 13 aborti ogni 10 nascite. Ma col tempo appare sempre più evidente che è soprattutto il radicato alcolismo a costare caro ai russi. Stando al Rapporto Undp “La Russia davanti alle sfide demografiche”, è urgente che il governo centrale intervenga per migliorare da una parte il sistema sanitario e dall’altra incoraggiare un cambiamento dello stile di vita che riduca il numero delle morti legate al consumo di alcolici. Uno studio pubblicato a giugno dalla rivista scientifica “The Lancet” rivelava che in più della metà dei decessi di russi in età compresa tra i 15 e i 54 anni, avvenuti dal 1991 a oggi, il casus mortis è stato proprio l’alcol. Statistiche da brivido mostrano una popolazione a partire dai 14 anni che assume più di 14 litri di alcol puro l’anno. Le implicazioni di tutto questo per l’economia russa sono enormi. Lo studio Onu cita le previsioni del Rosstat - l’Istat russa - che parlano di un calo della popolazione in età lavorativa del 14% da qui al 2025. Per non creare un deficit di manodopera, l’ex Urss ha bisogno di attrarre sul suo territorio almeno 15 milioni di immigrati entro i prossimi 15 anni e allo stesso tempo facilitarne l’integrazione per evitare l’insorgere di pericolose tensioni sociali.
Politiche che incoraggino l’immigrazione e lotta alla cultura dell’alcol sono, quindi, le soluzioni suggerite dall’ Undp al Cremlino. Ma in un Paese come la Russia, dove forti sono le spinte xenofobe e la vodka è considerata patrimonio nazionale, entrambe le strade sono difficili da percorrere e rischiano di minare la popolarità del governo. Negli anni Ottanta, Mikhail Gorbaciov tentò di combattere l’alcolismo portando a prezzi proibitivi la vodka, e vietando la vendita di alcolici sui luoghi di lavoro. Per questo i cittadini gli diedero il soprannome di “segretario dell’acqua minerale”, una storpiatura del suo titolo di segretario generale del Partito comunista. Dopo di lui, il governo Eltsin riportò il costo a livelli popolari e anche i lievi successi ottenuti dal padre della perestroika furono vanificati. Ci riprova, ora, il presidente Dmitry Medvedev che da settembre ha dichiarato guerra all’alcolismo, additandolo come “un disastro nazionale”.

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