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Il Giornale

Ma che tristezza quel cavatappi elettrico ... Stappare una bottiglia di vino è un gesto poetico, il riflesso più puro della convivialità: ma c’è chi pensa che usare le mani sia troppo faticoso. Forse sono gli stessi che spengono le candeline sulla torta con l’asciugacapelli... Questo non è il solito articolo del tipo “come si stava bene quando c’era meno tecnologia...”. Insomma, niente a che fare con quelli che “Dio, com’era bello quando non c’erano i cellulari...”; “Io del navigatore satellitare non mi fido,..”; “Il walkman era meglio dell’iPod...”; “Internet ci ha resi tutti più pigri...” e via lagnando. No, qui ce la prendiamo con le cose inutilmente tecnologiche: oggetti di cui non solo si potrebbe fare tranquillamente a meno, ma che addirittura azzerano i piccoli-grandi piaceri della vita. Roba da pazzi. Come sono pazze quelle mamme che arrivano a far spegnere le candeline sulla torta di compleanno con il fon. Ma per quale ragione assurda privare il baby festeggiato dell’emozione di soffiare con la bocca? Le mamme pazze hanno sempre la risposta pronta: “È per non rischiare che si bruci il faccino o che, soffiando, qualche schizzo di saliva arrivi sulla torta...”. Va detto però che quello dei “piccoli-grandi piaceri della vita” è un concetto piuttosto soggettivo: c’è chi pensa con nostalgia alla barba fatta con la lama del vecchio rasoio e quindi detesta il rasoio elettrico; c’è chi - oltre che leggerli - ama “annusare” le pagine dei libri, ragion per cui mai e poi mai si convertirebbe agli asettici e-book; c’è chi, abituato a fare footing all’aperto, per nessuna ragione al mondo si chiuderebbe in palestra sudando sull’ultimo modello hi-tech di cyclette o tapis roulant. E via di questo passo. Fino ai confini del patologico. Esageriamo? Mica tanto. Cosa c’è, ad esempio, di più gioioso che stappare una bottiglia di vino o di spumante? La sensazione inebriante del tappo di sughero che - sotto le mani - si sfila piano dal collo della bottiglia è legata indissolubilmente ai momenti più belli della vita: dall’addio al celibato al matrimonio (con leggera preferenza per il primo rispetto al secondo); dalla festa di laurea al saluto in ufficio il giorno prima di andare in pensione; dal party per i 18 anni in discoteca al veglione di San Silvestro a 90 anni nell’ospizio. E sempre, in ognuno di questi momenti-chiave, il brivido del tappo di champagne che viene su dopo essere stato sapientemente srimolato da indice e pollice. Stesso discorso per la bottiglia di Barolo, pronta a inebriarci un attimo dopo che il cavaturaccioli ha fatto il proprio dovere su comando del nostro braccio. Da sempre un gesto poetico, convivialità allo stato puro. Capirete quindi la sorpresa quando, sfogliando un giornale, ci siamo imbattuti nella pubblicità di un “cavatappi elettronico”. “Elettronico”? Di invenzioni superflue è pieno il mondo (dal kit in plastica per “facilitare” il nodo della cravatta al caffè che si raffredda o si riscalda agitando la confezione) ma il tecno-cavatappi le batte tutte. Gli artefici della creazione ne vanno giustamente (?) fieri: “Disegnato secondo criteri ergonomici, è facilissimo da utilizzare e ti permetterà di aprire qualsiasi bottiglia di vino... al primo colpo”. Caspita, geniali e pure spiritosi. Ma come funziona il cavatappi del futuro che soppianterà il cavatappi manuale del passato? “Basta solo appoggiare il cavatappi sulla bottiglia di vino e premere l’interruttore”. Sì, avete letto bene: “l’interruttore”. Possibili rischi? In caso di blackout, dovrete sostituire il nobile Brunello di Montalcino con plebei barattoli di chinotto. Se invece la festa non è funestata da nessun cortocircuito, proseguite pure con fiducia nell’operazione di elettro-stappamento: “Il cavatappi ruoterà in senso orario e si fermerà quando la bottiglia sarà aperta”. Ma visto che pure l’occhio vuole la sua parte, gli inventori del “rivoluzionario” oggetto non hanno trascurato l’estetica: “Dal design accattivante, è bello anche da portare a tavola...”. Va bene l’eleganza, ma come la mettiamo con la funzionalità? Anche su questo fronte, un successone: “Funziona con batterie ricaricabili, a ricarica completa apre fino a 30 bottiglie di seguito (ma col vino è sempre meglio non esagerare ndr). Per ricaricarlo basta posizionarlo sulla sua base”. A convincere i più scettici (e perfino gli astemi), ecco la spiegazione finale: “Il kit è comprensivo di un cutter (già, il famoso cutter ndr) per la rimozione della capsula di protezione. Adatto per vini con tappi in sughero o sintetici. Alimentatore 220V incluso con base”. Costo per una simile meraviglia? Euro 19,90. Urge un brindisi. Chi ce l’ha porti un cavatappi. Non elettrico, possibilmente.

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