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Il Giornale

Con i cibi a chilometro zero torna a tavola il pranzo “lento” ... Il salone del Gusto a Torino.
Al Lingotto il meglio della produzione che punta su qualità e tradizione locale. E perfino McDonald’s scopre i cibi doc... Non esiste una regione d’Italia che non sia in grado di presentare le più disparate eccellenze in campo enogastronomico, certo però che il Piemonte potrebbe anche non essere la prima in assoluto a patto di individuarne una seconda altrettanto completa e convinta dei suoi gesti come sarà facile verificare in questi giorni. Da oggi - e fino a lunedì prossimo - Torino e tante realtà tutt’attorno tornerà a ospitare al Lingotto il Salone del Gusto, edizione numero 8, la prima nel 1996, e al vicino Oval la quarta volta di Terra Madre, il tutto nel segno dello Slow Food.
Piaccia o non piaccia la radice politica di sinistra del movimento di Bra in provincia di Cuneo (ma l’atto costitutivo venne firmato a Parigi per caratterizzarsi subito come mondiale), il successo è tale che va ormai ben oltre le contrapposizioni politiche altrimenti non si spiegherebbe come Carlo Petrini sia popolare anche negli Stati Uniti e come tutti i ministri della nostra agricoltura e tutti i governatori piemontesi ne abbiano sposato la causa, e la carrellata comprende figure di Pd, Pdl, An e Lega. Poi è facile fare le battute sulla sinistra al caviale e sulle iperboli di certi degustatori di vini che se la tirano come le attrici sul tappeto rosso la notte degli oscar. Ma c’è un ambiente che non abbia i suoi cretinetti? Si tratta di ignorarli per andare al sodo, cosa che ormai fa anche la “odiata” McDonald’s quando inserisce nei suoi panini materie prime griffate con i marchi di qualità comunitaria, segno che anche la ristorazione di massa non può più servire piatti anonimi.
Il Salone 2010 prevede 128 Laboratori del gusto (attesa per Luca Gardini del ristorante Cracco, neo-campione del mondo) e 14 Teatri del gusto, 24 Appuntamenti a tavola così come 27 percorsi pensati espressamente per i bambini, 50 attività didattiche denominate “parla (di) come mangi” alle quali vanno aggiunte le 10 legate a Terra Madre, 23 conferenze, 24 cene d’autore in strutture storiche esterne al Lingotto, (da Ducasse a Bottura, da Michel Bras alla famiglia Santini) e centinaia di stand (e 150 nazioni rappresentate) dove assaggiare, scoprire, comparare, acquistare perché accanto alla teoria c’è spazio per la pratica commerciale più autentica visto che lo scopo di questo mega-evento che Torino ospita ogni due anni è educare più persone possibile a una alimentazione intelligente, eticamente rispettosa dell’ambiente. Se nel 2008 la parola d’ordine fu “Buono, Pulito e Giusto”, soggetto il cibo, stavolta siamo davanti a “una sintesi matura tra l’edonismo e la presa di coscienza dei principi enunciati l’edizione scorsa”. In pratica si tratta di accentuare il lato goloso e gioioso del cibo “politicamente corretto”. Questo con uno slogan che non è altrettanto immediato: “Cibo +/= territori: per una nuova geografia del Pianeta”. Suona come un’equazione grazie alla quale gli organizzatori intendono ricordare come il cibo di qualità non può esistere prescindendo dal territorio in cui nasce. Il cibo diventa “espressione del terreno, del clima e del savoir faire in cui nasce. Nessun spazio, in sintesi, per la spersonalizzazione del ciclo produttivo, per chi offre prodotti di batteria dal respiro corto, per chi fa il prezzo, basso o alto che sia, puntando su materie prime dopate o caricate dai trucchi del marketing. Tutto presentato non più attraverso vie a tema o secondo i presidi, bensì per regione o Paesi vissuti al top grazie ai loro progetti, produzioni e cucine. Se uno desidera così conoscere il Salsicciotto frenano dovrà cercare lo spazio dell’Abruzzo mentre la Lenticchia di Mormanno sarà con la Calabria, il Miele bianco di Wukro con l’Etiopia. E lo Zafferano del Wachau? Impensabile: Austria. Info pratiche: apertura dalle 11 alle 23 (lunedì il sipario calerà alle 20), ingresso 20 euro (bambini under 10 la metà), abbonamento 5 giorni 60 euro.

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