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Il Giornale

Dal vino “verde” ai tappi a vite. Così cambia l’arte del buon bere ... Il bilancio del Vinitaly... La fiera enologica che si conclude oggi a Verona ha dettato anche le nuove tendenze del consumo. Ecco il vademecum... Chiude oggi un Vinitaly da record, che nei primi tre giorni ha fatto registrare oltre 100mila visitatori, con un aumento di circa il 10 per cento rispetto al 2010 e con un vero boom degli stranieri, al +42 per cento nei primi due giorni, quelli più dedicati agli addetti ai lavori. Un dato che conferma - se ce ne fosse stato bisogno - del maggiore appeal che il nostro vino esercita sul mercato internazionale rispetto a quello interno, tutto da riconquistare. Ecco quello che ha detto la kermesse veronese, i promossi e bocciati del principale evento vinicolo del mondo.

Il bio. Un tempo il vino “verde” era considerato un capriccio da talebani, buono nelle intenzioni, cattivo all’assaggio. Oggi sempre più ottime aziende ottengono la certificazione senza cedere di un passo nella qualità.

I wine-blog. Gran parte della comunicazione vinicola passa ormai per questi strumenti che hanno superato la fase pionieristica trasformandosi in uno strumento di democrazia. Naturalmente con qualche rischio.

I tappi a vite. Piacciano o non piacciano sono il futuro. Secondo Robert Parker, massimo critico mondiale, entro qualche anno soppianteranno completamente il sughero.

L’alcol moderato. Nuovi stili di vita impongo una riduzione del tasso alcolometrico. Ci guadagneranno la linea e le tasche, depauperate dagli etilometri.

Il sommelier di scaffale. Una trovata per rilanciare la vendita di vino nei supermercati, frequentati per lo più da una clientela inesperta e frastornata dall’eccesso di offerta.

Gli accessori. Ormai l’enoappassionato non può fare ameno di salvagocce, decanter, cantinette, termometri. Un indotto sempre meno marginale.

I vini francesi. La patria dei “premium wines” sarà la prima a soffrire del cambiamento dei consumi e del mercato. Solo i migliori ce la faranno.

La grande distribuzione. Sorpresa: per il primo anno c’è il segno meno (-0,9 per cento) davanti al dato delle vendite di vino in supermercati e ipermercati rispetto all’anno precedente. Un segnale d’allarme che non va sottovalutato.

I vini superalcolici. L’altra faccia dei cambiamenti di stile: se negli anni Novanta e “Duemila” le concentrazioni alcoliche erano inesorabili, oggi non è più così. Non tutti sono l’Amarone.

Il sughero. Potrebbe presto finire in soffitta. Del resto già oggi se ne produce sempre meno.

I prezzi. Certi eccessi a due zeri fanno a pugni con la contingenza e con il buon senso. E anche i ristoratori sono contretti a limare i ricarichi.

I vitigni internazionali. Sauvignon, Cabernet, Merlot segnano il passo dopo anni di dominio. Anche i grandi soffrono.

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