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Il Giornale

Pronti a brindare in Usa e in Cina ... Un mercato in ripresa... Gli ultimi dieci anni nel settore del vino sono stati decisivi, tra eccesso di offerta mondiale e crisi finanziaria; hanno portato a grandi cambiamenti e differenti strategie sui mercati internazionali. È questo il dato fondamentale emerso dal Vinitaly 2011. E a evidenziarlo sono stati al convegno di Confagricoltura su “2001-2010, il decennio che ha cambiato il mondo del vino” anche gli analisti di Rabobank International, il colosso finanziario olandese che fa della specializzazione nell’agricoltura il punto di forza. L’eccesso di offerta mondiale di vino che ha caratterizzato il mercato negli ultimi dieci anni, riferisce Confagricoltura in una nota, è stato affrontato in modo differente nel “Vecchio Mondo” (in primis Italia) e nei paesi del cosiddetto “Nuovo Mondo” (Australia, Nuova Zelanda, Cile, Sudafrica e Usa). L’Italia, con la riforma del settore vitivinicolo, ha provveduto alla progressiva razionalizzazione delle superfici vitate e parallelamente ha puntato su produzioni di vino di maggiore qualità. I Paesi del Nuovo Mondo, invece, a causa di elementi strutturali, quali riserve abbondanti e domanda interna satura, hanno puntato sull’ export principalmente di vino sfuso o comunque di vino di segmento prezzo-qualità inferiore, in una strategia di salvaguardia dei volumi. Secondo Rabobank i mercati promettenti sono Regno Unito, Usa e Cina, ma con dei chiari distinguo. Il Regno Unito rimarrà il maggior importatore di vino nel mondo, ma sarà sempre più legato ai vini del Nuovo Mondo e con una sempre più accentuata tendenza ad un livellamento della domanda verso il basso (causato da politiche governative altamente restrittive che colpiscono il consumo di alcolici ingenere). Il vino italiano è previsto che mantenga la sua leadership negli Stati Uniti. Nel 2010 sono stati importati dall’Italia ben 221,6 milioni di litri di vino in bottiglia (senza bollicine), che equivalgono a più del triplo di quanto importato dalla Francia. La Cina è sicuramente un mercato emergente, sebbene al momento le importazioni in questo Paese rappresentino appena il 10% del totale. La grande distribuzione (Gdo) “si conferma prezioso alleato per l’intero comparto vinicolo, considerando anche il difficile momento che sta attraversando l’economia nazionale”. Lo ha sottolineato il presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, secondo cui “la Gdo incide sul valore delle vendite del mercato vinicolo per il 65,5% e sui volumi prodotti per il 57,9%”.
“Anche il canale dell’Horeca (l’industria alberghiera e della ristorazione, ndr) - ha aggiunto Gancia durante una tavola rotonda al Vinitaly - rimane strategico per la distribuzione di prodotti vitivinicoli, evidenziando una specializzazione dell’offerta di prodotti legati al territorio”.

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