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Il Giornale

Caro Bossi non ci togliere ostriche e champagne ... Bollicine. Un errore boicottare le specialità transalpine, meglio mostrarsi fieri che Sarkò abbia ceduto a un prodotto padano... Giù le mani dalle ostriche. Fine de claire, boudeuse o belon. Giù le mani dallo champagne, scegliete voi uno dei trecentoventitre crus. E alla larga dal foie gras, dai vini di Borgogna e di Bordeaux, di Provenza e di altri terroir, e dalle firme della moda, abiti e borse, profumi e perché no, automobili. Mon cher ministro Bossi, d’accordo, i francesi non sono il massimo della simpatia, anzi i loro cocoricò ci stanno sull’anima e in altre parti meno nobili, però non mi sembra il caso di promuovere il boicottaggio della merce produite en France soltanto per la questione dei tunisini bloccati a Ventimiglia. Il respingimento degli articoli di cui sopra è una boutade, chiedo scusa per l’uso di un vocabolario poco dantesco e poco padano, la proposta di evitarne l’acquisto è una provocazione capricciosa, provoca sì ma una ghignata; cerchiamo di non fare i tafazzi, quelli che godono a farsi del male pensando di demoralizzare il rivale. I francesi si sono presi la Monna Lisa e la Monna Bruni ma il Ministro non sa quanto rodono a vedere la nostra cucina (cibi e vini) in testa al tour mondiale, avendo sorpassato la loro, così come la moda, una volta terreno francese esclusivo, una specie di monopolio di charme e argent, oggi sono in evidente crisi di fame nonostante mangino meravigliose brioches, secondo suggerimento antico di Maria Antonietta. Dice Bossi che dobbiamo reagire battendo la stessa moneta dopo che i francesi hanno respinto il latte padano. Ricordo che molti anni fa alcuni giornali titolarono “bloccata l’importazione di api estere” (testuale, lo giuro, e mi immaginavo l’insetto con la targa e la bandiera di origine sulle ali o sul pungiglione). Ora il latte delle mucche che muggiscono in dialetto padano e pascolano su prati della valle omonima è un’immagine ad effetto ma non vorrei che nell’armadio di madame Bossì siano nascoste alcune borsette siglate LV e la stessa sciura Manuelà si profumi con eau de toilette e simili. E allora come dovremmo comportarci? Svuotare i bauli? Portare tutto alla discarica? Allestire un’asta benefica e devolvere il ricavato al governo? Controllare e respingere alla frontiera eventuali spalloni e contrabbandieri di merce parigina? Per favore, accontentiamoci di avere sconfitto i francesi nel football mondiale, loro che schierano una nazionale di allonsenfants poco doc; godiamo all’idea di vederli confusi e disorientati tra la figlia di Le Pen e il consorte di Carlà, o tra le patetiche elucubrazioni di Bernard-Henry Levy o il pentimento ritardato di Daniel Cohn Bendit, lasciamo che si eccitino a Ventimiglia, sono le loro ultime folies bérgere, pazzie da pastori (traduzione improbabile e impossibile ma tanto per restare nella provocazione), non hanno altro cui attaccarsi, pensano di vivere ancora la belle epoque e che il resto del mondo guardi a Parigi. Teniamo, dunque, aperte le frontiere e i portafogli ai loro articoli. Hanno bisogno di noi, Ministro, hanno bisogno dei nostri soldi. Personalmente preferisco acciughe e vino nostro ma lasciamo che ostriche e champagne vengano a noi, fieri del fatto che il patriota Nicolas Sarkozy è capitolato di fronte ad un prodotto padano. Comunque, Ministro, un consiglio per il futuro: traduca in francese il suo invito ai clandestini: “barre toi, fous le camp”, trattasi sempre dello stesso indirizzo ma, vedrà, l’opposizione faticherà a comprendere e Lei sarà più charmant.

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