Da Orvieto alla Valpolicella, dal Chianti Classico alla Valtellina, dalla Calabria alla Sicilia: con oltre 1.000 ettari di vigneto e un fatturato che non ha pari nel nostro Paese, il Gruppo Italiano Vini (Giv) rappresenta un vero e proprio termometro dello stato di salute dei territori del vino italiano. “E’ proprio così - afferma Emilio Pedron, amministratore deegato del gruppo, davanti alle telecamere di winenews.tv - dall’alto della nostra esperienza siamo in grado di tracciare un vero e proprio borsino del vino “made in Italy”, il Giv è una sorta di riproduzione del Paese che lavora”.
Vediamo allora quali sono, secondo Pedron, le denominazioni e le aree produttive che stanno meglio, anche in termini di preferenze accordate dai mercati: “Il Veronese vive un momento particolarmente fortunato, la Valpolicella e in particolar modo l’Amarone “tirano”, nel Nord Europa così come in Usa e in Canada. Poi c’è la Sicilia che è molto di moda, mentre due regioni storiche come Toscana e Piemonte restano, in questa fase, in secondo piano. Dopo tanto successo, infatti, è arrivato per loro il momento di rinverdire la propria realtà viticola ed enologica”.
Su nuovi possibili scenari futuri, Pedron non ha dubbi: “punterei deciso sull’Abruzzo, una regione alquanto sottostimata ma dal grande potenziale qualitativo; e sulla Puglia, specie il Salento, ricchissima per qualità dei terreni, clima e varietà autoctone”.
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