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A MODENA IL 31 MARZO

Il Lambrusco, l’“umile Champagne” dell’Emilia famoso come la Ferrari, celebra 50 anni delle sue Doc

Il Consorzio festeggia l’energia creativa dell’Italia, unendo i simboli per eccellenza della Food Valley e della Motor Valley, al Museo Enzo Ferrari

Negli anni Cinquanta, nel primo reportage enogastronomico della Rai, il maestro del giornalismo enogastronomico italiano Mario Soldati nel suo indimenticabile “Viaggio nella valle del Po”, alla ricerca di cibi genuini tra le genti, le usanze, i prodotti, le ricette ed i riti di un’Italia rurale ricca di tradizioni culinarie, raccontava il Lambrusco, con la sua narrazione popolare e poetica, ai primi telespettatori della televisione italiana, definendolo più tardi, alla fine degli anni Sessanta, l’“umile Champagne dell’Emilia Romagna” in “Vino al Vino”, pietra miliare della letteratura italiana e del nostro mestiere di comunicatori del vino. Sono gli anni Novanta invece, quelli in cui Luciano Ligabue, il rocker di Correggio, con un’introduzione rock dell’Inno di Mameli, canta in “Lambrusco & pop corn” due terre che ama, l’Emilia, la sua, e gli Stati Uniti, in una sorta di viaggio da percorrere tra due mondi lontani eppure vicini, anche grazie al rosso più “frizzante” del vino italiano, che meglio racchiude in bottiglia il suo territorio ed il legame con le proprie genti, e che nel frattempo ha fatto la sua fortuna nel mondo a partire proprio dall’America. Ma tra i suoi illustri estimatori, si possono citare il maestro del cinema Federico Fellini, ambasciatore “ante litteram” del Lambrusco nel mondo, il grande cantautore Francesco Guccini, per il quale è uno dei vini del cuore, ma anche il maestro Luciano Pavarotti, il più grande tenore italiano che “era un grandissimo amante del Lambrusco” come ci ha raccontato Nicoletta Mantovani in un’intervista qualche anno fa. E oggi che il Lambrusco è il vino italiano più esportato e venduto al mondo, ancora amatissimo anche dagli italiani, e le sue più storiche Doc compiono 50 anni di vita, il 31 marzo, il Consorzio lo festeggia celebrando l’energia creativa dell’Emilia che è anche quella dell’Italia, unendo i simboli per eccellenza della Food Valley e della Motor Valley italiane, e del nostro saper fare nell’immaginario collettivo, amati soprattutto dai più giovani ma che hanno scritto pagine importanti della storia italiana, attraversando tutte le generazioni: il Lambrusco, appunto, il rosso più “pop” del vino italiano, e la Ferrari, la “rossa” più famosa del made in Italy, con i festeggiamenti ospitati nella cornice d’eccezione del Museo Enzo Ferrari a Modena.
Il Consorzio Tutela Lambrusco firma un grande evento, al quale, tra gli ospiti, parteciperà anche WineNews, per celebrare il raggiungimento dei 50 anni di vita delle più storiche Doc del Lambrusco al Museo Enzo Ferrari a Modena, dedicato alla vita e al lavoro di Enzo Ferrari, il grande fondatore, nel 1943 a Maranello, della casa automobilistica Ferrari. Un luogo simbolo della creatività dell’Emilia, dove il Lambrusco e il Cavallino Rampante, si uniscono a tavola, in una cena in cui le etichette dei 70 produttori del Consorzio sposeranno i piatti di chef di primo piano di Modena e Reggio Emilia: Emilio Barbieri (Ristorante Anna), Stefano Corghi (Osteria Santa Chiara, Ristorante Il Luppolo e L’Uva) e Andrea Medici (Osteria in Scandiano). A precederla, sarà una degustazione nella sede del Consorzio, per raccontare attraverso il calice, una panoramica delle sei Denominazioni Lambrusco di Sorbara Doc, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Colli di Scandiano e di Canossa, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Modena Doc e Reggiano Doc, e delle diverse tipologie produttive del Lambrusco. Un universo di sfumature e colori che, con i suoi vini freschi e piacevoli, grazie alle differenti varietà, ai territori e ai diversi metodi di produzione utilizzati, ha la versatilità tra i suoi punti di forza. Dal frizzante - che rappresenta oltre il 95% della produzione - fino al Metodo Classico e a quello Ancestrale, dal secco alle versioni amabili.
Una panoramica che, insieme alle altre Denominazioni del Consorzio, Reno Doc e Bianco di Castelfranco Emilia Igt, racconta un territorio fatto di 16.600 ettari vitati tra Modena e Reggio Emilia, di cui 10.000 dedicati al Lambrusco, per una produzione di oltre 46 milioni di bottiglie di Lambrusco Doc, cui si aggiungono circa 115 milioni di bottiglie di Lambrusco Emilia Igt, che rientrano nell’ambito di tutela del Consorzio Vini Emilia. Il Lambrusco è uno dei vini più diffusi a livello mondiale e, oltre all’Italia - scendendo nel dettaglio dei Paesi esteri - la Germania e gli Stati Uniti rappresentano gli altri mercati dai volumi più importanti. Tra quelli emergenti spiccano invece Asia, con Cina e Giappone, e Sud America, con il Messico e il Brasile, oltre al Regno Unito. Complessivamente, tra Doc e (soprattutto) Igt, varca i confini nazionali il 60% della produzione.
Il Consorzio Tutela Lambrusco è nato a gennaio 2021 dall’operazione di fusione dei tre precedenti enti di tutela del famoso vino emiliano, ovvero il Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, il Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e il Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc”. “Quello che ha portato all’unificazione del variegato mondo del Lambrusco è stato un percorso molto lungo - spiega il presidente del Consorzio, Claudio Biondi - ora il nostro obiettivo è portare avanti le strategie di comunicazione e i progetti di promozione più efficaci, sia a livello nazionale che internazionale, continuando ad apportare un contributo in un settore che, come tutti, ha subito i contraccolpi della recente pandemia”. E per farlo, il Consorzio ha creato anche una nuova “brand identity”, che fonde alcuni degli elementi essenziali del territorio e del vino che rappresenta, con le tonalità di colore che il Lambrusco assume a seconda delle tante anime di quest’uva: dal rosa chiaro, al rubino, fino al porpora e a quelle che richiamano i caratteristici piccoli frutti rossi, il cui aroma è uno dei fattori più identificativi delle sue bolle. Del resto, “il Lambrusco è il vino dei colori, uno diverso dall’altro - aggiunge il direttore del Consorzio, Giacomo Savorini - nel mondo è identificato come un vino rosso scuro frizzante: abbiamo l’esigenza di far comprendere che esistono tante varietà di Lambrusco, con colori e sentori diversi, che possono veicolare esperienze completamente differenti e che, grazie alla loro versatilità e ampia gamma di referenze di qualità, si possono perfettamente abbinare a diverse e numerose tipologie di cucina”.
Un’esigenza che si traduce in una comunicazione da “giovani a giovani”, e che parte dal “gruppo giovani” dei produttori del Consorzio, ambasciatori del Lambrusco nel mondo che parlano perfettamente due lingue, conoscono il prodotto e sono desiderosi di condividere con i nuovi consumatori, la loro tradizione. La nuova generazione di produttori del Lambrusco ha energia, ha viaggiato, ha visitato e assaggiato vini prodotti nelle migliori zone vitivinicole del mondo: sono pronti per portare idee e iniziative e per raccontare a tutti il vero Lambrusco. Producono e rappresentano un vino che, per quanto storico, presenta caratteristiche organolettiche estremamente contemporanee.

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