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MODENA CHAMPAGNE EXPERIENCE 22

Il Lambrusco si confronta con la Champagne, e studia il metodo champenoise, guardando al futuro

Il Consorzio del Lambrusco, in talkshow, a Modena, con Alice Paillard, Vincent Legras e Jean-Hervé Chiquet, Riccardo Cotarella e Sandro Cavicchioli
CHAMPAGNE, CONSORZIO TUTELA LAMBRUSCO, FUTURO, LAMBRUSCO, vino, Italia
I colori del Lambrusco (ph: Foto Santoro)

Dall’impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura, agli effetti del contesto socio-economico sugli equilibri e sul mercato delle bollicine, per concludere con l’importanza del metodo nella creazione di spumanti di qualità. Ecco i pilastri su cui ha poggiato la tavola rotonda che ha legato due monti apparentemente lontanissimi, uno elitario ed uno popolare per vocazione, ovvero “Lambrusco e Champagne: sfide e prospettive per le bollicine nel mondo”, di scena ieri nella “Modena Champagne Experience”, che ha visto incontrarsi produttori e referenti di due mondi enologici profondamente differenti ma che in comune hanno l’esigenza di affrontare temi caldi che stanno impattando il mercato delle bollicine, come Marco Sabellico, giornalista e critico del Gambero Rosso, Vincent Legras (Pierre Legras), Alice Paillard (Bruno Paillard), Jean-Hervé Chiquet (Jacquesson), insieme a Riccardo Cotarella (presidente Assoenologi) e Sandro Cavicchioli, enologo e produttore del territorio del Lambrusco.
Al centro dell’incontro due produzioni che, come ha sottolineato il giornalista Marco Sabellico, “rappresentano due realtà di un notevole peso nelle loro rispettive categorie, non confinate al mercato locale, ma destinate ad un mercato internazionale”. Il primo tema affrontato, ovviamente, è stato quello del cambiamento climatico e della siccità, due aspetti che impattano sulle colture e sulle caratteristiche organolettiche dei vini. “Non sono troppo preoccupato per l’impatto del clima sulla produzione, anzi si può dire che lo Champagne abbia fatto un salto di qualità proprio in questi ultimi anni - ha commentato Vincent Legras (Pierre Legras) - tecnicamente dovremo sicuramente rivedere ciò che facciamo per arrivare a titoli alcolometrici più bassi”. Alice Paillard (Bruno Paillard), dal canto suo, ha sottolineato l’importanza per i produttori di adattarsi al territorio: “il nostro mestiere è quello di trovare il giusto equilibrio con il territorio e i vitigni che vi affondano le proprie radici La risposta al cambiamento climatico sta tutta in questo equilibrio”. Ma è emerso anche il ruolo chiave della formazione dei giovani talenti: “nelle nostre Maison riusciamo ad attrarre talenti dall’estero - ha commentato Jean-Hervé Chiquet (Jacquesson) - e questa parte innovativa, che porta ad un’importante sperimentazione tecnica, è per noi fondamentale. Ci ha permesso, infatti, di evolverci e fare continui progressi”. A sottolineare poi l’importanza dell’incontro tra le bollicine italiane e quelle francesi sono state le parole di Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi: “si deve parlare di Champagne e Lambrusco insieme. Chiaro che le bollicine francesi sono una categoria a se stante: non intendiamo paragonare le produzioni italiane allo Champagne, piuttosto evidenziare le nostre peculiarità. Accanto a quelli della famiglia dei Lambrusco, abbiamo molti vitigni nel nostro Paese che si prestano alla spumantizzazione: la loro trasversalità rappresenta la forza e il valore della grande biodiversità del territorio italiano”.
“La Champagne rappresenta per tutti i cultori del Metodo Champenoise il luogo d’elezione e la fonte primaria di ispirazione”, ha aggiunto Sandro Cavicchioli, enologo e produttore del Modenese, grande esperto di bollicine e di uve Lambrusco. “Da estimatore, enologo e produttore, ritengo che questo metodo, applicato con professionalità ed esperienza alle uve Lambrusco, potrebbe portare a risultati inaspettati sia in termini di qualità che di longevità. Già alcuni produttori del nostro territorio hanno creduto e investito in questa potenzialità, che credo vada senz’altro esplorata ulteriormente ma che in qualche modo fa parte della storia e delle origini del Lambrusco, prodotto originariamente - prima dell’arrivo dell’autoclave - proprio con rifermentazione in bottiglia. È una strada che potrebbe contribuire ad elevare, in prospettiva, il posizionamento dei vini Lambrusco, in un percorso che naturalmente non può prescindere da un’attenzione crescente all’intero processo, dalla raccolta in vigna fino alla bottiglia. Un approccio, quest’ultimo, che molti viticoltori del nostro territorio condividono e hanno già fatto proprio. La spinta alla sperimentazione sul nostro territorio è oggi portata avanti soprattutto da giovani produttori: dalle loro visioni, dal loro entusiasmo e dalla loro energia stanno nascendo progetti originali in grado di valorizzare le bollicine del Lambrusco ed esplorarne, in alcuni casi, anche il potenziale evolutivo”.
Champagne, dunque, vissuta come fonte di ispirazione per ciò che concerne il Metodo Champenoise ed una sua potenziale applicazione, in misura sempre maggiore, ai vini Lambrusco. Un’ammirazione che emerge evidente dalle parole di Cavicchioli e che troverà espressione nella location scelta per il primo di una serie di eventi internazionali che prenderanno il via a partire dal 21 giugno 2023, a cadenza regolare, per festeggiare il “World Lambrusco Day”: il primo appuntamento, organizzato in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, porterà il Consorzio di Tutela del Lambrusco a festeggiare i 50 anni delle sue Doc proprio in Francia, nel Ristorante Jules Verne sulla Tour Eiffel a Parigi. “È stato per noi un piacere aver avuto modo di condividere con i produttori di Champagne punti di vista e visioni future sui temi attuali legati al mondo delle bollicine, nel rispetto della profonda ed indiscutibile diversità delle nostre produzioni - ha commentato Claudio Biondi, presidente del Consorzio di Tutela del Lambrusco. Il Lambrusco è tra i vini presenti in più Paesi al mondo, una presenza internazionale che puntiamo a valorizzare. Ecco perché l’evento del 21 giugno a Parigi - che si ripeterà a cadenza regolare in diverse capitali del mondo - coinvolgerà una selezione di chef internazionali, a rappresentare proprio quell’internazionalità che caratterizza il nostro vino”.

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