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IL CASO

Il lavoro senza risposta: servono 1,1 milioni di stagionali, compresi ristoranti e campagne

Studio Susini Group S.t.P: tra le professionalità più richieste, cameriere (41%), cuoco (40%), barman (38%), ma anche lavoratori agricoli (14%)
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L’agricoltura ha bisogno di forza lavoro

Un problema cronico e destinato a farsi sentire, anche quest’anno, nelle campagne italiane. Oltre al fattore climatico esiste un’altra complicazione grave per il mondo agricolo, ancora più di lunga data, e riguarda la mancanza di manodopera per le operazioni di raccolta, e non solo, iniziate in primavera e destinate a proseguire in estate ed autunno, vendemmia compresa ovviamente. Lavoratori stagionali da trovare ed a cui le imprese riescono a sopperire, con difficoltà, nel “bacino” degli extracomunitari, quelli più interessati a questa tipologia di impieghi, perché gli italiani che tornano all’agricoltura fanno, soprattutto, gli imprenditori, senza dimenticare quei “rinforzi” dai Paesi dell’Est Europa che però hanno iniziato a preferire i loro territori grazie a delle condizioni economiche migliorate nel corso del tempo. Dunque, con la stagione estiva alle porte e, nonostante i 151.000 ingressi che saranno autorizzati dal Decreto Flussi, mancheranno 239.000 lavoratori stagionali per coprire il fabbisogno delle nostre aziende. Si rischia una perdita di valore aggiunto di 32 miliardi di euro nell’anno, pari all’1,4% del Pil prodotto nel 2023, e un danno per le casse erariali dello Stato di quasi 1 miliardo di euro tra tasse e contributi. Sono queste le stime di Susini Group S.t.P., studio di Firenze specializzato nella consulenza del lavoro, secondo il quale saranno oltre 1,1 milioni i lavoratori stagionali di cui avranno bisogno le aziende italiane, complici anche le condizioni climatiche favorevoli che negli ultimi anni hanno allungato la stagione estiva, e il 93% saranno concentrati nel periodo che va da marzo ad ottobre. Le professionalità maggiormente richieste sono quelle di cameriere (41%), cuoco (40%), barman (38%), addetto alle pulizie (34%), commessi (28%), manutentori (22%), muratori (19%) e lavoratori agricoli (14%).
Attività che richiedono una grande disponibilità da parte dei lavoratori, poiché prevedono orari di lavoro prestati nelle giornate di sabato, domenica, festivi e anche in orari notturni oppure in condizioni climatiche difficili, e spesso anche un’esperienza professionale tecnica che non tutti dispongono. Per i motivi sopra indicati, non tutti i 1,9 milioni di disoccupati italiani saranno disponibili o idonei ad andare a coprire le offerte di lavoro mancanti. Susini Group S.t.P. stima che accetteranno le proposte di lavoro stagionali 710.000 disoccupati (poco più del 37,3%) e, se a questi si aggiungono gli ulteriori 151.000 ingressi che saranno autorizzati dal Governo per i flussi 2024, mancheranno quasi 239.000 lavoratori. Ciò causerà, inevitabilmente, difficoltà per le aziende a livello organizzativo, costringerà i locali ad aperture con turni di lavoro ridotti rispetto al passato, e porterà all’abbassamento degli standard qualitativi dei servizi con conseguente impatto negativo sulla produttività. Si rischia una perdita di valore aggiunto di 32 miliardi di euro nell’anno, pari all’1,4% del Pil prodotto nel 2023, con un danno per le casse erariali dello Stato di quasi 1 miliardo di euro tra tasse e contributi.
“Occorre individuare misure che vadano ad attenuare il mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro. In primis - commenta Sandro Susini, consulente del lavoro e fondatore di Susini Group - occorre comprendere che il mercato sta richiedendo sempre più figure professionali scientifiche e tecniche, mentre la maggior parte dei nostri giovani frequenta scuole con indirizzi liceali e umanistici. Quindi, indirizzare correttamente i propri figli a percorsi di studio in linea con le richieste del mercato del lavoro potrebbe essere un primo passo”. Seguita da quella “di incrementare l’accesso dei lavoratori stagionali o a tempo determinato non comunitari attraverso un ampliamento delle quote del decreto flussi. Tenuto conto della provvisorietà della tipologia del lavoro stagionale, sarebbe opportuno prevedere delle misure che lo incentivino come ad esempio agevolazioni contributive o fiscali a favore del datore di lavoro che consentano di corrispondere una retribuzione netta maggiore a favore del lavoratore”.

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