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Il Manifesto

Coop, storia che innova: difesa dell'autenticità, insieme a Slow Food e Libera ... La crisi di identità dell'impresa italiana si affaccia, paradossalmente, anche nel mentre la Coop presenta i suoi dati e le sua più recente iniziativa: in questo caso un ciclo di 10 cd dedicati alle tradizioni culinarie e alimentari del nostro paese, in un percorso che privilegia la traccia storica, più che quella geografica, per «sottolineare il carattere dinamico della cucina», stratificata da «movimenti di popoli, scambia culturali, rapporti commerciali». Lo si avverte nelle parole con cui Vincenzo Tassinari, il presidente, contrappone l'espansione del gruppo all'invasione «straniera» delle grande catene di distribuzione. Come se il «caso Fiat», la guerra, la contrapposizione tra l'Europa più presentabile e gli Usa abbia fornito qualche motivazione in più all'attività altrimenti arida del puro «intraprendere». Un segno è anche la promozione, nei supermercati Coop, dei prodotti della cooperativa «Placido Rizzotto» (aderente all'associazione «Libera», guidata da don Ciotti), che coltiva a Corleone un centinaio di ettari confiscati alla mafia.

Ma è una visione del mondo, tutto sommato, quella che - insieme a Slow Food - viaggia insieme alla valorizzazione delle tradizioni locali e della commistione generata dai flussi migratori attraverso i secoli, delle produzioni di nicchia, dei «saper fare» che prescindono, per molte buone ragioni, dalla massificazione. Un'idea qualitativa della vita che porta con sé, necessariamente, una dimensione culturale delle abitudini alimentari che permette di «trasmettere messaggi forti e profondi che hanno a che fare con i rapporti umani, la tolleranza e la pace».

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