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Il Mattino

Il fisco secondo l'Unione Europea: dal tavolo di Bruxelles riecco la tassa sul vino ... Una tassa sul vino. È l’ultimo incubo targato Bruxelles. Dopo sei mesi di apparente letargo riecco sulla scena comunitaria l’ipotesi di armonizzare le accise sulla produzione europea. Bevande alcoliche incluse. E di piazzare sulle bottiglie di casa nostra, ma anche su quelle degli altri paesi produttori, una bella imposta. Come dire: rincari in vista per cantine e consumatori.
Qualcuno ha già fatto un po’ di conti. Risultato: la tassa si tradurrebbe in un aggravio di oltre 500 milioni di euro l’anno. Praticamente circa 1.000 miliardi di vecchie lire per la spesa delle famiglie italiane. Lo rivela la Confederazione Italia Agricoltori. Un vero colpo basso per i 792.000 ettari di vigneti di casa nostra. Un settore che quest’anno ha già subito il ko del maltempo: la produzione tra i 45 e i 48 milioni di ettolitri, è stata infatti tra le più basse del dopoguerra. «L’equilibrio fiscale nell’Ue e la lotta alle frodi - avverte la Cia - si raggiungono con politiche mirate, non a colpi di gabelle che mettono in serio pericolo un pilastro del made in Italy».
La notizia è arrivata da Nyborg, nel sud della Danimarca, dove è in corso la riunione dei ministri verdi. Un dibattito di orientamento della Commissione sulla questione-accise è fissato già per domani. Ma il confronto si annuncia serrato. Intanto il ministro per le Politiche Agricole Giovanni Alemanno, ha telefonato al collega dell’Economia, Giulio Tremonti. «L’ho fatto - ha spiegato - pregandolo di controllare con attenzione che ipotesi di questo genere non si rafforzino all’interno del collegio dei commissari europei all’Esecutivo Ue. È evidente che l’Italia si impegnerà al massimo per impedire l’accise sulla nostra produzione di vino». Alemanno è sicuro che su questa posizione tutti i Paesi faranno quadrato. D’accordo anche Ezio Rivella, presidente dell’Unione Italiana Vini: «Bisogna fare fronte comune per opporsi ai tentativi di danneggiare il comparto nel quale i vini dal prezzo medio e basso diventerebbero più cari».
E il presidente della Confagricoltura, Augusto Bocchini, commenta: «L’accise, come è già accaduto per il dazio in passato, si tradurrebbe in una recrudescenza delle frodi e dell’evasione. E finirebbe per ripercuotersi sulle aziende produttrici e sui consumatori». «L’ipotesi caldeggiata con il pretesto di una armonizzazione europea delle aliquote di accisa - commenta la Coldiretti - potrebbe essere un sostegno esplicito ai consumi di birra e di altri alcolici proprio quando si registra, anche tra i giovani, un rinnovato interesse verso il vino».
Insomma la guerra, per ora sotterranea, è aperta. In campo ci sono, da un lato, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Germania, terre di vigneti a cinque stelle dove fino ad oggi l’accise è stata pari a zero. Dall’altro, le ragioni, gli interessi e le strategie d’una controparte chiamata Unione Europea. E dall’Ue arriva anche la notizia che entro cinque-dieci anni, le tasse di immatricolazione sulle auto, potrebbero sparire rimpiazzando il minor gettito fiscale con un aumento in chiave ecologica dei bolli e delle imposte sui carburanti. Dunque un eco-bollo più pesante. Anche qui, questione di armonizzazione: 15 tipi di tasse diverse per Bruxelles sono troppe.

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