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Il Mattino

Vinitaly, vince il nuovo stile di vita ... Non solo disdette di alberghi e crollo delle presenze sui voli. C’è un settore turistico che va sempre meglio in questi mesi proprio grazie alla guerra e all’incertezza economica: quello legato al vino, ai prodotti tipici e al nuovo stile di vita, più equilibrato rispetto al viaggiare impegnato degli anni ’70 e ansiogeno dei due decenni successivi. Forse, più che il prodotto in quanto tale, il Vinitaly n. 37, in programma da domani a lunedì 14 aprile, celebra proprio questo cambio di passo avvenuto anche in Italia. Il bere bene non è più circoscritto a gruppi di gastroparanoici o di gastrogaudenti ma attira persone normali disposte a spendere a patto però di sapere esattamente cosa si compra e soprattutto curiose di conoscere anche il produttore e poi magari anche il territorio. «Il turismo del vino - spiega Francesco Lambertini, primo uomo a presiedere il Movimento del Turismo del Vino dopo Donatella Cinelli Colombini e Ornella Venica - costituisce una opportunità fondamentale per promuovere il patrimonio di risorse alimentari del nostro paese. Per questo è il momento di lanciare i distretti enologici».
Quattromila espositori, 23 padiglioni, 60mila metri quadri, 2500 tra giornalisti e fotografi, 150.000 visitatori registrati lo scorso anno: il Vinitaly dei record è diventato il crocevia nazional-popolare dell’Italia riconvertita dalla birra al vino. Il successo del made in Italy, che ha indicato la strada anche agli altri prodotti dell’agroalimentare per uscire indenni e soprattutto vincenti dalla concorrenza internazionale, pone adesso problemi nuovi.
Due, in particolare: l’eccessiva crescita dei prezzi e il disciplinare di igt, doc e docg considerato da molti ormai inadeguato. A questo aggiungiamo il tema, sollevato con forza da Slow Food sull’uso delle viti transgeniche, ossia se sia bene o male produrre con le piante dei sogni di ogni contadino, quelle che non si ammalano mai, capaci di resistere a qualsiasi clima. Un vantaggio che, a parte il riverbero sulla salute ancora tutto da studiare, sacrifica all’altare dell’omogeneità papillosa la tipicità e l’irripetibilità della stragrande maggioranza dei vini italiani.
Quanto alla normativa, il sottosegretario alle politiche agricole Teresio Delfino ha annunciato agli organismi professionali e sindacali e alle istituzioni scientifiche la riforma della doc, il cui testo sta per essere proposto alle regioni e al complesso degli operatori del settore. Delfino ha confermato la nascita della Enoteca d’Italia, società lanciata dal coordinamento tra Regioni e ministero per promuovere il vino di qualità grazie alla rete su internet e alle sedi delle enoteche regionali dislocate ormai in diverse città italiane.
Quanto alla questione dei prezzi c’è solo un dato su cui riflettere: le case vinicole californiane hanno venduto nel 2002 volumi record di vino, pari a 17,53 milioni di ettolitri con un ulteriore rialzo del 2% rispetto all’anno precedente pari ad un valore di 14 miliardi di dollari dei quali il 70% riguarda la fascia di prezzo medio-bassa. Un segnale tetro per gli italiani, impegnati in continui rialzi poco giustificati. Così facendo i francesi hanno avuto un calo del 30% dell’export. Ma il dibattito su questi temi è solo alle prime battute.

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