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Il Mattino

Salone del vino - Voglia di tradizione a prezzi contenuti ... La crisi ormai picchia duro anche sul fantasmagorico mondo del vino italiano, i prezzi sono saliti alle stelle e al Lingotto di Torino - dove si svolge la terza edizione del Salone del vino - riecheggiano ancora le parole dell’Avvocato: «La festa è finita». E allora basta con chardonnay griffati e vini senza storia sparati a 50 euro. In cantina avanza la voglia di tipico e di prezzo giusto. Ecco allora che le guide appena sfornate curate da «Slow Food» e «I vini buoni d’Italia» - edita da Gribaudo - vanno a ruba. Comprare bottiglie di qualità a meno di otto euro, riscoprire i vitigni autoctoni regionali: è la nuova prospettiva dopo la grande abbuffata. Il motivo è da cercare nelconsumatore moderno così come è delineato da una ricerca dell’Osservatorio del Salone: è un trentenne informato, con reddito medio, attento a quel che spende. Due i livelli di attenzione che coinvolge circa sei milioni e mezzo di eno-appassionati: il primo coinvolge i cultori del prodotto a tavola, gourmet un po’ edonisti ma molto attenti all’etichetta e al suo prezzo in enoteca. Il secondo riguarda i consumatori che vanno direttamente in azienda: gli enoturisti grandi compratori di guide e conoscitori del territorio. Sempre maggiore la presenza delle donne, al primo posto resta la predilezione di tutti per il rosso. E intanto nascono i piccoli enoclub privati, pool di appassionati che si trasformano in centri di acquisto grazie alla consulenza di esperti. In Campania c’è già il «Gruppo dei 20» presieduto dall’assessore al Comune di Salerno Mauro Scarlato. «Abbiamo provato - dice il patron del Salone Alfredo Cazzola - ad organizzare un wine show per soddisfare la esigenza delle cantine di rafforzare il rapporto con i consumatori più attenti e quella degli enoappassionati». Intanto, la Campania conferma il suo momento fortunato anche se a Torino era presente a metà: assenti le province di Napoli e di Salerno, ben organizzato invece lo spazio delle Camere di commercio di Benevento, di Avellino e del Consorzio dei produttori di Caserta. In questi stand, vitigni autoctoni e prezzi da affare non mancano. Il top del rapporto tra qualità e prezzo - secondo un sondaggio del sito Winenews.it - riserva non poche soprese: le prime tre aziende sono la cantina «La vis in Trentino», la siciliana «Sottesoli», l’altoaltesina «San Michele Appiano». A seguire, «Planeta», «Castello Banfi di Montalcino» e produttori di Barbaresco. Proprio al nodo-prezzi, che sta creando problemi di stoccaggio, è dedicata la giornata di oggi con il convegno: «Caro, anzi carissimo vino». Per dare uno strappo alla crisi che morde in cantina si guarda ai nuovi mercati: a Lingotto è stato organizzato un workshop dedicato ai Paesi che stanno per entrare nell'Unione Europea dove la quota di esportazione italiana è in crescita. Un tema-chiave anche per Confagricoltura che oggi ne discute con il sottosegretario Delfino in una tavola rotonda alla quale partecipano anche Lucio Mastroberardino e Pietro Antinori.

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