02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Mattino

Addio a Veronelli il signore dei vini ... Luigi Veronelli, il padre della critica enogastronomica italiana, è morto lunedì pomeriggio, a 78 anni, nella sua casa di Bergamo. Con lui scompare un pezzo di storia della cultura italiana, un intellettuale finissimo con il gusto della scrittura e la capacità di raccontare il mondo del cibo e del vino come solo Monelli e Soldati, prima di lui, avevano avuto; un giornalista che aveva percorso in lungo e in largo, amandola come pochi, l’Italia dei mille campanili. Anarchico, provocatore, ribelle, è stato il primo - negli anni Cinquanta - a credere nell’enogastronomia come risorsa culturale e nella «contadinità» come valore filosofico e volano economico. Ha scritto decine e decine di libri fondamentali, dalla «Guida all’Italia piacevole» ai «Vignaioli storici», pubblicando testi di scrittori maledetti come De Sade (per «Storielle, racconti e raccontini», ultimo rogo di libri della censura italiana, nel 1957 fu condannato a 3 mesi di carcere) e facendo conoscere l’Italia del gusto al grande pubblico con trasmissioni televisive cult, «A tavola alle 7» con Ave Ninchi e «Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini». Amico di Carnacina e Brera, le sue riviste, da «L’Etichetta» a «Ex Vinis», sono state punto di riferimento intellettuale e palestra di dibattiti che hanno formato tutta l’attuale classe giornalistica enogastronomica. Come ricorda Stefano Bonilli, patron del Gambero Rosso, Veronelli «ha avuto la stessa importanza che la Scuola degli Annali ha rivestito per la storiografia. È stato il principio di quasi tutto ciò che si muove nella cultura materiale italiana dal 1956». Tra le sue battaglie, quelle lungimiranti per i «cru», le basse rese ad ettaro, le doc e, più recentemente, per le denominazioni comunali. Grandi orgogli italiani nel mondo, dal Sassicaia al Tignanello alle grappe da monovitigno, senza la sua ispirazione non sarebbero mai nati. Negli ultimi anni la sua passione si era concentrata sull’olio extravergine d’oliva e sulle battaglie per un’agricoltura più giusta, accanto ai giovani dei Centri sociali. Oggi tutti, da Vissani a Cernilli, da Alemanno a Bertinotti, lo ricordano con rispetto anche se negli ultimi anni era rimasto solo con le sue battaglie, le sue coraggiose collane editoriali, le sue provocazioni, sopravanzato da mille «figli» che lo avevano messo da parte perché coscienza scomoda e irrituale in un circo massmediatico nel quale cibo e vino sono diventati spettacolo e business. Per lui invece erano, dovevano essere, il racconto delle fatiche e dei sogni dei contadini e dei vignaioli della nostra patria, identificata solo in quel territorio - per dirla con sue parole - «che si conosce e si capisce».

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su