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Il Mattino

«Crisi positiva, ha portato equilibrio». Cotarella: ora prezzi giusti, momento importante per la filiera italiana ... Cosa si aspetta dal Vinitaly Riccardo Cotarella? «L'appuntamento - risponde il wine maker di Feudi, Montevetrano, Villa Matilde, Alois e Spada - non porterà grossi sconvolgimenti. Sarà come sempre una occasione di confronto, di ricerca e di apprezzamento per tutta la filiera. Ma bisogna riconoscerlo: è sicuramente il momento più importante per il vino italiano». È boom italiano dell'export di vino nel Nord America. Merito della qualità o della promozione? Solo mantenendo insieme questi due fattori si può puntare in alto e verso gli Stati Uniti questo sta riuscendo. La qualità è cresciuta nel tempo e l'attività manageriale ha saputo farsi spazio con un prodotto vincente». Ma agli americani davvero interessa se un vino è doc o se è un grande da tavola modello Supertuscan? «All'americano interessa il prezzo e la qualità. Le etichette lasciano il tempo che trovano. L'americano vuole un vino che dia sensazioni e con alle spalle un territorio preciso di riferimento, con una storia riconosciuta e che sappia raccontarsi indipendentemente dal vino. A volte, invece, l'estrema ricercatezza delle etichette, la corsa alle doc o igt rischiano di diluire la storia in troppi ambiti locali provocando anche disorientamenti. Negli Usa vogliono un vino che abbia carattere e spalle forti. A questo punto sono anche disposti a spendere. E bisogna stare attenti. Quello americano è sicuramente il mercato più selettivo, ma dà grandi soddisfazioni». Come considera l'attuale rapporto qualità-prezzo dei vini italiani soprattutto se paragonati a mercati emergenti come Sud America o Australia? «I nostri vini sono costati troppo. In passato è stata seguita una strada impropria. Bastava un nome e veniva fuori qualcosa di pazzesco, ora si è tornati alla serietà manageriale. C'è stato il giusto riequilibrio. Esiste davvero un pericolo Cina? «Neanche lontanamente». Il Mezzogiorno è ancora una promessa? «È una realtà incredibile e straordinaria. E non solo la Sicilia e la Campania, negli ultimi due anni sono arrivati anche Basilicata, Lazio e Abruzzo. Se pensiamo a cosa erano queste realtà dieci anni fa, sono stati fatti passi da ciclope, altro che da gigante».

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