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Il Mattino

Dai grandi chef si beve campano ... Brutte notizie per i vini palestrati celebrati dalla critica degli ultimi dieci anni, addirittura pessime per i vitigni internazionali: nei locali stellati come nella catena della grande distribuzione sono emergenti i vini tipici, soprattutto quelli del Mezzogiorno. Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon sicuramente non fanno tendenza nel pubblico colto degli appassionati, fa eccezione a questa regola ormai affermata da qualche stagione solo l’Alto Adige grazie al livello raggiunto nel rapporto tra qualità e prezzo. La Campania, grazie alle tre docg Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo che molti produttori non volevano per non subire qualche controllo in più, è sempre più trendy e presente nell’alta ristorazione, la Falanghina trionfa nelle catene Coop, Carrefour, Conad, Auchan e Despar, stesso discorso per il Greco di Tufo che è il primo bianco italiano venduto nei wine bar per la terza stagione consecutiva nel sondaggio annuale fatto dal sito Winenews.it.
Ecco perché stavolta la Regione e l’Ersac hanno scelto lo slogan: «Vini di Campania, i nuovi classici». Questa è la sintesi di due ricerche presentate in anteprima da Veronafiere a pochi giorni dall’inizio della più importante kermesse vitivinicola europea dopo Bordeaux, di gran lunga la prima in Italia. «I vini emergenti più richiesti nel 2005 nei ristoranti italiani provengono dall’Alto Adige, dall’Abruzzo, dalla Sicilia e dalla Campania – dice Terenzio Medri presidente dell’Associazione Italiana Sommelier – come ci riferiscono i 20mila sommelier che lavorano nella ristorazione. C’è il boom dei vini d’alta quota dell’Alto Adige sapidi e con un buon rapporto qualità-prezzo. Molto apprezzati sono il Trebbiano e il Montepulciano d’Abruzzo, specie quelli proposti da produttori che vinificano con sistemi tradizionali. Poi c’è l’exploit dei siciliani, sia bianchi sia rossi (il Nero d’Avola, l’Alcamo) e dei vini campani (il Taurasi, il Fiano, il Greco)». Anche sul versante opposto la situazione è in movimento: crescono infatti ancora le vendite nella grande distribuzione, nel 2005 hanno superato il 62% in volume, pari a oltre 5 milioni di ettolitri. Sommando anche le vendite di vino nei discount si arriva ad una percentuale del 75,4% (le vendite nelle enoteche raggiungono il 6,5% in volume, il 16,5% in valore).
Aumentano anche le vendite di vini doc nei supermercati, superette e ipermercati (+2%), che rappresentano più del 52% delle vendite globali ed occupano la fascia tra i 3 ed i 10 euro. Qui l'offerta è resa più appetibile dal fatto che diminuiscono i prezzi medi della bottiglia, in particolare quella da 75 cl che rappresenta ormai più del 60% del mercato, sceso nel 2005 a 2,85 euro (nel 2004 era di tre).
Queste, dunque, le premesse della quarantesima edizione Vinitaly presentata ieri dal direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani a Milano. I 4200 espositori impegnati dal 6 al 10 aprile hanno qualche motivo in più per essere più ottimisti dopo la lunga crisi che ha contribuito a mettere le cose in chiaro.

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