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Il Messaggero

Dalla Sicilia un Sàgana morbido e potente ... «Non passa lo straniero», direbbero i fedeli del più autarchico credo enologico. A tanto si è arrivati, se è ormai un dato di fatto che la voce grossa dei sostenitori della "tipicità" vitinicola continua a salire, accusando i vitigni ritenuti forestieri di essere la pietra dello scandalo del nostro mercato. «Abbiamo perso l’identità», sostiene qualcuno. «Chardonnay e Cabernet hanno appiattito l’orizzonte», insiste un altro. Una questione non facile, soprattutto se si considera che un po’ tutte le uve sono prima o poi transitate lungo il nostro Paese: e che, quindi, sono stati forse gli altri ad aver preso da noi, e non il contrario. Certo, al momento che ci si è accorti che alcuni vitigni stavano codificando uno stile ormai internazionale, che erano adattabilissimi ovunque, che riuscivano ad assorbire magnificamente il legno, che davano vini piuttosto longevi, molti dei nostri vitigni autoctoni ne sono usciti purtroppo con le ossa rotte. E’ stato un peccato, è vero. C’è però chi sta tornando a Canossa, magari aggiornando ai tempi proprio la produzione inerente quelle uve che appartengono pressoché esclusivamente alla nostra nazione. E che sono tantissime, oltretutto. Come sta a dimostrare anche "Vigneto Italia" (364 pag. 20,90 euro): un testo scritto da Patricia Guy, Mario Busso e Carlo Vischi, dove sono censiti più di 350 vigneti italiani unitamente ai vini correlati. Un tomo fondamentale, che al momento della sua presentazione a Milano ha permesso anche un assaggio dei campioni di cento aziende, in una panoramica nazionalista come non mai. Tutti prodotti degni di nota: come il Sàgana 2000 di Cusumano (15-16 euro), ottenuto da quel grande vitigno siciliano che è il Nero d’Avola. A dimostrazione che i tempi stanno appunto cambiando, dato che Partinico (località dove ha sede l’azienda) era un tempo famosa più per le sofisticazioni che per la qualità. Il Sàgana ha colore rubino-violaceo concentratissimo e naso marcato da sentori di frutti di bosco, amarene, confetture di more, chiodi di garofano. In bocca è potente ma morbido, avvolgente, persistente, dal tannino elegantissimo: adatto sia a selvaggina con salse agrodolci che ad un buon formaggio Ragusano.

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