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Il Messaggero

Tutti i fatti del vino del 2002. Cannellino, per paté e panettone ... Ormai ci siamo. E' alle porte il Natale, in cui ognuno cercherà di dare il meglio di sé in cucina e nei bicchieri: sia che si tratti di avere ospiti alla propria tavola che di esserlo invece a casa d'altri.
Oppure al ristorante dove, "almeno stavolta, non voglio badare a spese". Tra maniera e ritualità, parenti e circostanze, il 2002 ci sta salutando: senza riuscire a nascondere timori planetari sottaciuti e necessità di tirar di conto con l'euro. E' stato proprio un anno "sui generis", anche per il vino. La seconda tappa del terzo millennio si è rivelata foriera di scambi dialettici, economici e politici decisamente variegati, anche nel segno di Bacco. Tasso alcolometrico, OGM, vendemmia difficile (arricchita da opinioni infinitamente controverse e spiazzanti, oltreché tattiche); e poi i prezzi alle stelle, il Vinitaly e il Salone del Vino attenti a non pestarsi i piedi, le guide e i concentratori, la legge da rifare...
Di tutto, di più. E allora, a questo punto, ben vengano le feste: aldilà di qualunque eccesso consumistico, oltretutto lontano dalla loro ragion d'essere. Che permettono di aprire una finestra piacevolmente anacronistica, fra tombolate e mazzi di carte, sul ricordo di quanto di goloso i nostri nonni solevano mettere in tavola per allietare l'appuntamento familiare per eccellenza. Tanti piatti, più o meno poveri, che andavano catarticamente a chiudere col finale zuccherino, fatto dei molti dolci tradizionali del nostro Paese. Intorno ai quali anche il vino dolce non poteva mancare: dal Moscato piemontese al Recioto veneto, dalla Toscana del Vin Santo alla Sicilia del Marsala.
Come nel caso di quello laziale per antonomasia, il Frascati Cannellino, che allietava non per nulla anche il Natale del Papato. Un recupero felice e moderno di questo storico nettare è quello fornito da Castel de Paolis: il cui 2001 (12-13 euro), paglierino con riflessi verdolini, muove al naso con sentori fruttati e floreali di pesca, mandorla, mela, fiori d'acacia, fieno, assenzio e rosa gialla. In bocca è garbatamente dolce, con ritorni abbastanza caldi e persistenti di pesca, mandorla, agrumi e salvia. Ottimo con i tanti dolci secchi da piluccare sotto l'albero, come per aprire un pranzo con paté di fegato o formaggi di capra.

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