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Il Messaggero

E gli “integralisti" Usa versano lo champagne nei tombini ... Non si brinda più francese negli Usa. Con un meccanismo delle emozioni che ha radici antiche, è scattata nella gente comune un bisogno di menare le mani contro un "nemico", reale o immaginario che sia. Impotente di fronte ai grandi scenari della storia, l'uomo della strada non può fare di più che ricorrere all'arma sciovinistica del boicottaggio. Immagini da New York mostrano così qualche idiota facinoroso che versa Bourgogne in un tombino. E la stessa tarantola di rivalsa morde ormai anche molte enoteche à la page e ristoranti di grido.« Un Bordeaux?» «Per carità!», è la risposta più frequente, «meglio uno Zifandel della Napa Valley, un rosso della Rioja spagnola, o un Supertoscano». Insomma, qualunque cosa meglio di un bicchiere di vino dell'odiata Francia. E la tendenza prende sempre più piede. A Miami i giornalisti sportivi Usa a convegno hanno rinunciato alle bollicine di Champagne e sono rifluiti sugli spumanti italiani. Una scena che si è ripetuta a Chicago per l'assemblea dei chirurghi plastici. Vini italiani, quanti se ne vuole, ma dei prodotti d'Oltralpe, neanche a parlarne. Il dato è concreto e manifesta i suoi primi riflessi anche nell'export. Dalla riunione dell'Assoenologi a Sorrento è emerso che l'Italia batte la Francia sul mercato Usa. Una battaglia vinta non sulla quantità, ma nel settore del vino di qualità, specie nel settore dei bianchi. Il trend è cominciato nel 2001, ma che gli esperti prevedono che il clima di boicottaggio strisciante potrebbe far prendere il volo alle nostre vendite ...

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