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Il Messaggero

Morellone, un rubino “concentrato”, che dà forza a stracotti e brasati ... Eravamo giunti, a ritroso, sino a 5.000 anni fa. Risaliva infatti all’Iran e alla fine del Neolitico (più o meno), il reperto più antico in nostro possesso, tra quelli legati al consumo di vino nella preistoria. Ma c’è un nuovo record: in Georgia, precisamente a Shulaveri, alcuni studiosi hanno ritrovato tracce fossili di vino rosso all’interno di ceramiche datate all’incirca 8000 a.C. Ma la cosa forse ancor più straordinaria è che si è scoperto che, già allora, gli uomini procedevano alla stabilizzazione del vino mediante conservanti che, nella fattispecie, altro non erano che le resine, efficaci battericidi (e chissa’ che il Retsina greco, vino dolce aromatizzato, non abbia molto a che spartire con l’era primitiva?). Una storia lunga, insomma, quella del nettare di Bacco: oggi ben rappresentata dal Morellone 2000 (11,50 euro), un rosso potente prodotto dall’azienda marchigiana Le Caniette. Rubino concentrato e intenso, muove al naso con ricordi di frutti rossi in confettura, viola, prugna, visciola, amarena, vaniglia, cannella e noce moscata. In bocca è proporompente, ricco, persistente, dal tannino serratissimo. Perfetto su cinghiale in umido, stracotti e brasati.

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