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Il Messaggero

Il caso - Vendemmia generosa, ma mercato del vino in difficoltà: il consorzio del Chianti autoriduce la produzione del 20% ... Sono stati due anni aspri, i meno propizi da quando, a metà anni Ottanta, è partita l’ascesa a razzo del “nuovo” vino italiano. Complici due vendemmie non al top, il grigio 2002 e il controverso 2003 alle prese con siccità e arresti di maturazione. Ma a far la differenza è stato più di tutto il trend di mercato, la congiuntura economica cui si sono sommati una dinamica dei prezzi infelice, comune purtroppo a troppi produttori, e l’euro forte sul dollaro. Così, ai problemi su una piazza nodale come la Germania si è aggiunta la frenata e il sorpasso “aussie” negli Usa.
Sono queste le chiavi per capire la scelta a suo modo clamorosa resa nota dal Consorzio del Chianti Classico, bacino enoico di punta in Italia. Di fronte alla prospettiva (incrociando le dita e a patto d’un settembre gentile) di una vendemmia finalmente “normale”, non torrida né bagnata, promettentissima, e generosa nei volumi, il Consorzio ha deciso un’autoriduzione del 20% al tetto di produzione di uve da Chianti Docg. L’obiettivo del Consorzio (ora in attesa dell’ok della Regione Toscana) è duplice: da una parte esaltare la qualità, forzando la scelta delle uve migliori; dall’altra contribuire a un riequilibrio del mercato «in una fase difficile per il comparto nazionale». Traduzione: inutile, se non dannoso, aggiungere una massa troppo ampia di bottiglie a quelle già ferme per la congiuntura non facile.Un atto di coraggio, ma anche la riprova di problemi che, troppo a lungo forse, buona parte dell’eno-Italia ha scantonato, o ignorato con scarsa preveggenza. E non è un caso che uno dei maggiori produttori (e uomo di banche), Gianni Zonin, chieda al governo di ridurre al 10% l’Iva sul vino. (arretrato de "Il Messaggero" del 4 settembre 2004)

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