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Il Messaggero

Sommelier, ma elettronico ... Con tutte le preoccupazioni che abbiamo, ci mancava pure la disoccupazione dei sommelier. Un gruppo di ricercatori olandesi ha brevettato il palato artificiale, una macchina sofisticata in grado di riconoscere i sapori e individuare gli ingredienti nelle bevande: scopriremo finalmente, e forse con orrore, la composizione dei cocktail di benvenuto nei villaggi turistici, dal colore inquietante quasi al pari del gusto. L’evoluzione scientifica e tecnologica umana agli inizi del terzo millennio culmina dunque in una mirabile apparecchiatura capace di sentenziare “sa di tappo”. Una delle poche note positive sta forse nel fatto che la nuova invenzione olandese può risolvere il terribile imbarazzo che ognuno di noi prova quando, al ristorante, il cameriere si avvicina solennemente, ti versa nel bicchiere una lacrima di vino e rimane lì, implacabile, ad attendere che tu, povero bipede che a casa beve il Tavernello, emetta un giudizio da enologo smaliziato. Il novanta per cento di noi, anche se il vino sa di guano, si lascia andare ad un inevitabile e non compromettente “ottimo!”. Inoltre, a pensarci bene, sarà una bella rivincita per l’incompetente medio vedere l’amico snob, quello che annusa il vino e lo pasteggia, quello che di fronte a un olevano romano del 2003 lo definisce “corposo, evidentemente di monovitigno, strutturato con note di bacche di bosco” umiliato da un tubo di vetro con una pipetta in gomma. La mortificazione del famigerato intenditore Michele è senza dubbio uno dei grandi sogni dell’italiano: ora forse si avvererà. Gli scienziati, di fronte ad un’Umanità che si aspetta risposte sull’aids e sulla scarsità di risorse idriche più che sul retrogusto del barolo, sottolineano che il palato artificiale garantirà per quanto concerne il gusto una totale oggettività di giudizio. Chissà se l’Istat riuscirà ad inventare un meccanismo simile anche per il calcolo dell’inflazione. L’ingegnosa creazione di questi studiosi rischia peraltro di insinuare idee pericolose in gran parte delle nostre donne di spettacolo, che non avevano ancora mai pensato al palato come a una parte del corpo su cui intervenire artificialmente. Se c’è una cosa che ci hanno insegnato sin da bambini è che sui gusti non si discute: “De gustibus non disputandum est”, sui gusti non ci si sputa, come traduceva liberamente un tappezziere amico nostro nel mostrarti i tessuti per rifoderare il divano buono. La nostra sensazione è che un parametro di giudizio assolutamente inconfutabile come quello proposto da questa nuova invenzione, nel nostro Paese, sarebbe accolto con fastidio e forse addirittura irritazione. Qui da noi tutto è opinabile, la valutazione è sempre approssimativa: era rigore, no secondo me ha toccato la palla, quella donna è un’assassina ma non completamente, la sinistra ha vinto le elezioni ma la destra tiene bene. L’Italia è il regno della Soggettività e non sarà certo il primo palato finto arrivato dall’Olanda a farci cambiare atteggiamento. E poi, diciamola tutta: il vino è una tradizione e un vanto tutto italiano, noi non ci siamo mai permessi di inventare un annusatore artificiale per tulipani (anche perché i tulipani sono uno dei pochi fiori senza profumo). Se si vuole far parte dell’Europa, cari amici dei Paesi Bassi, bisogna non dimenticare la buona educazione.

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