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Il Messaggero

Vino: formazione e Gdo nella ricetta anti-crisi. I Giovani Imprenditori a convegno ... Oltre la stessa icona della qualità. Perché, pur mediamente centrato, il ”buono” da solo forse non basta. È il motto con il quale i giovani imprenditori vinicoli italiani, raggruppati sotto la sigla Agivi, si sono riuniti a congresso in cerca di una ricetta anticrisi, una formula di rilancio peru n prodott, il vino itaiano di qualità, che per anni ha fato da capofila e modello dell’export alimentare italiano, a sua volta settore di punta del made in Italy, ma che da un triennio circa ha visto la sua parabola entrare in fase di stallo, con qualche minaccia di ”loop”.
Quali i punti fermi dell’analisi condotta dal team dell’Agivi, presieduta dall’emiliano Enrico Drei Donà? Che alla sostanziale alta qualità media palesemente attinta dal prodotto in bottiglia targato Italia è mancato forse il pieno supporto di una conduzione del marketing davvero manageriale, davvero in grado di interpretare e anticipare le spinte e ocntrospinte del mercato.
Due i ppunti focali: formazione (certo in buona parte avvenua sul campo per le due ultimissime generazioni di imprenditori vitivinicoli, assorbiti, quando no nrisucchiati, dall’accelerazione formidabile manifestata dal settore dall’inizio degli anni Novanta. E poi, comunicazione. Una comunicazione non improvvisata, non frammentaria, capace della continuità necessaria ad attingere piena efficacia, abbandonando, o comunque ridimensionando i ritmi ”spot” che negli ultimi anni han no visto pochissime aziende andare oltre la ”soglia del 9”, quella delle iterazioni otre le quali una campagna, un’azione diventa davvero efficace.
Su un altro fronte, poi, quello più marcatamente commerciale, dal dibattito di Cortina, sede del convegno Agivi, spunti stimolanti sono arrivati sul fornte di una riconsiderazione globale del rapporto tra l’eno-settore e la grande distribuzione. Ha creato, in questo senso, marcato interesse la proposta di VoloRosso, il gruppo che che sta lavorando su un progetto che ha per bersaglio proprio la Gdo e per oggetto il vino delal cosiddetta categoria ”premium”, tra i 3 e i 5 euro a bottiglia cioè, selezionando prodotti ben individuati e assortiti da terreni italiani vocati ma, soprattutto, parlando direttamente al consumatore, anche attraverso una “brandizzazione” complessiva come forse il vino italiano sinoran on aveva ancora provato a fare. Il ragionamento del gruppo parte da un’analisi di mercato che vede il consumo vini nella Gdo aumentato consistentemente di volume. Ma con un aumento di prezzo medio in ascesa nel 2002 del 6,8% e oggi con incremento quasi pari a zero.

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