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Il Messaggero

Vino adulterato, si muove l’Ue. L’ItaIia “Non ci sono rischi” ... Tre indagati a Taranto. Solo acqua e zucchero dalle prime analisi... Dopo la mozzarella alla diossina, il vino adulterato. Due allarmi che, seppur rientrati, hanno messo a dura prova il ‘made in Italy’ alimentare, che in questi giorni celebra Ii suoi fasti al Vinitaly di Verona. L’Unione europea ha infatti voluto vederci chiaro sul caso delle sofisticazioni del vino e ha chiesto chiarimenti all’Italia. Chiarimenti che sono prontamente giunti e che hanno rassicurato Bruxelles. “Non c’è alcun rischio per la salute, il problema riguarda l’adulterazione del vino con acqua e zucchero nel mosto”, ha dichiarato la portavoce del commissario Ue per la Salute, Nina Papadoulaki. Insomma,
“nessuna sostanza
chimica”, sottolinea l’Italia.
Pur non essendo
dannosa, ma solo un
espediente per aumentare la gradazione, la pratica messa
aziende vinicole pugliesi resta comunque illegale, ed è per
questo che la procura di Taranto ha indagato tre imprenditori locali, accusati di adulterazione di sostanze alimentari che facevano poi commercializzare da ditte del Nord, come a Veronella, in Veneto, dove gli agenti della forestale hanno trovato, nel settembre scorso, cisterne di vino con taniche di acido cloridrico. Gli indagati sono Gaetano Guacci, di 54 anni, di Lecce, amministratore della “Vmc” (Vini, mosti
concentrati), che rifornisce aziende del Nord che commercializzano vino da tavola in brik; Giovanni Caramia, di 35 anni, rappresentante legale della “Enoagri Export srl”, che commercializza uva da tavola; e Donato Caramia, di 71 anni (padre di Giovanni), proprietario di due stabilimenti di Massafra dati in affitto alle due aziende. Un comunicato congiunto del ministero della Salute e del ministero delle Politiche agricole ha spiegato che “ulteriori indagini analitiche disposte sul prodotto vinoso potranno chiarire successivamente se tali sostanze sono state utilizzate, considerato che allo stato attuale i prodotti sequestrati si presentano esclusivamente, dai risultati delle analisi ad oggi effettuate, come mosti e vini annacquati”.
In tutta Italia sono state sequestrate partite di vino acquistate dalle due aziende pugliesi sospette, la “Enoagri” e la “Vmc” di Lecce, i cui stabilimenti furono posti sotto sequestro il 31 gennaio scorso nell’ambito di un inchiesta su una presunta adulterazione del vino prodotto con uva da tavola.
Intanto si corre ai ripari. Veronafiere, proprietaria del marchio Vinitaly, ha dato mandato ai propri legali di “promuovere ogni azione volta a tutelare la reputazione e il prestigio del marchio Vinitaly, noto in tutto il mondo, con particolare riferimento a strumentalizzazioni attraverso l’uso improprio del marchio a fini di titolazione giornalistica. Il mondo del vino sottolinea che “il clamore suscitato da pochi disonesti non può e non deve ribaltare 1’immagine di un settore sano, né compromettere un sistema serio ed affidabile che rappresentata la punta di diamante del comparto agroalimentare italiano”, come affermano le aziende dell’Unione italiani Vini che da anni operano nel definire protocolli di controllo del vino, “in primo luogo a tutela dei consumatori”. Anche le organizzazioni agricole chiedono “tolleranza zero” contro quella la Coldiretti definisce “azione criminale”, per non “mettere a rischio il patrimonio di credibilità costruito nel tempo dal vino Made in Italy”.

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