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Il Messaggero

Il vino italiano scommette sugli Stati Uniti e la Cina … Cristoforo Colombo e Marco Polo sembrano essere tornati tra noi, viste le tante volte in cui sono stati evocati durante la giornata inaugurale dell’edizione numero 51 del Vinitaly. I produttori italiani sono chiamati a conquistare gli Usa - dove il vino italiano è di gran lunga il più venduto, ma a prezzi mediamente la metà dei francesi - e Cina, dove siamo solo il quinto paese esportatore di vino. Ma già ora l’Italia si gode i successi da super potenza enologica italiana: con una quota di mercato del 21% è il secondo Paese esportatore di vino nel mondo, per un valore nel 2016 di oltre 5,6 miliardi di euro e una crescita sull’anno precedente del 4,3%. Meglio in Europa - secondo le statistiche dell’Ismea - solo la Francia (8,3mld di euro), seguiti da Spagna (2,6mld di euro), Germania, Portogallo e Regno Unito. Positivo anche il confronto con gli altri comparti: secondo l’ufficio studi di Mediobanca, fatto 100 il fatturato netto dell’industria del vino nel 2011, nel 2016 si è registrato un aumento di 27,3 punti, contro quello di 11,7 dell’industria manifatturiera nello stesso periodo. La Coldiretti quantifica nel 3% la crescita nell’ultimo anno del fatturato del settore enologico italiano che ora tocca quota 10,1 miliardi. Al Vinitaly si respira quindi grande ottimismo anche per i numeri record della kermesse: 4770 sono gli espositori e visitatori dovrebbero superare le 150mila presenze, di cui almeno un terzo da 140 paesi esteri. Dati che indicano Vinitaly come “la più importante fiera mondiale del vino”, stando alle parole di ieri di Phil Hogan, commissario europeo all’agricoltura. Ovviamente non mancano i problemi e il ministro alle politiche agricole e alimentari Maurizio Martina non si è tirato indietro promettendo a giorni il nuovo regolamento per la promozione all’estero del vino e 15 decreti attuativi del Testo unico che i produttori aspettavano da anni. Ha anche annunciato lo stop fino al 30 giugno alle sanzioni per i piccoli produttori che non hanno ancora provveduto alla digitalizzazione dei libri sociali. Per la cronaca, gli applausi maggiori li ha raccolti quando ha ricordato che questo è il suo quarto Vinitaly, dopo i tre anni precedenti in cui erano cambiati ben cinque ministri. Nonostante Vinitaly sia sempre più business oriented, i circa 500 eventi programmati nel territorio fanno dell’evento veronese una enorme festa di Bacco e a frenare i tanti curiosi non è servito neanche il proibitivo costo del biglietto di ingresso in Fiera di ben 80 euro per un solo giorno, 120 per tutti e quattro. Del resto l’Italia non è più solo un Paese di grandi produttori, ma anche di attenti consumatori. Si beve molto meno del passato (dai 60 - 70 litri pro capite di metà del secolo scorso ai 39 di oggi), ma sicuramente meglio. Indicativi i dati rilevati dal centro Ricerche Iri che saranno resi noti questa mattina: in un anno di sensibile contrazione dei consumi familiari, nei punti vendita della grande distribuzione il vino gode di una relativamente buona salute: +4,4% delle bottiglie a denominazione d’origine con gli spumanti che fanno segnare nel 2016 una crescita di oltre il 7% con 54 milioni di litri venduti. Clamoroso il mercato dei vini biologici che ha registrato una crescita a due cifre: +25,7%.

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