"Il settore vitivinicolo deve essere utilizzato come esempio e modello per il rilancio dell’organizzazione dell’agricoltura italiana e europea". Lo ha sottolineato, oggi a Verona, al "taglio del nastro" di Vinitaly ("da record, con i numeri più alti di sempre; una rassegna cresciuta di pari passo con il grande sviluppo del settore vitivinicolo italiano", per usare le parole del commissario straordinario di VeronaFiere, Pierfrancesco Bolla), il Ministro delle Politiche Agricole Alfonso Pecoraro Scanio, ribadendo "l’importanza strategica della qualità delle nostre produzioni oggi l’unica in grado di assicurare reddito a chi opera in agricoltura. Ma l’agricoltura deve sapersi confrontare in modo diverso con la società che oggi chiede garanzie maggiori sul piano della salubrità e della qualità dei prodotti agroalimentari".
Pecoraro Scanio non ha poi nascosto la sua preoccupazione per quello che chiede l'Italia in sede Ue: "la riforma della politica agricola comunitaria sia programmata per il 2002 e non il 2006 come era stato previsto in Agenda 2000. E’ una necessità impellente che viene dai consumatori europei che versano al settore agricolo 80.000 miliardi all’anno e in cambio si trovano in casa mucca pazza".
Ma, secondo Pecoraro Scanio, "bisogna mettere mano al più presto alla Pac anche per cambiare radicalmente quel modello che fino ad oggi ha caratterizzato la politica europea che si è dimostrato totalmente fallimentare. Per anni la Pac ha promosso il paradosso del non produrre, il pagare chi distruggeva e questa politica, che è miseramente fallita, è stata completamente subita dal nostro Paese".
"Oggi, l’Italia non vuole più essere subalterna ad altri Paesi dell’Unione Europea nella stesura delle politiche agricole – ha continuato Pecoraro Scanio - ed un eloquente esempio di questa nuova volontà è emerso anche nella vicenda della vite transgenica in occasione della quale l’Italia, praticamente sola contro tutti, è riuscita ad impedire che venisse accettato un principio che avrebbe messo a grave rischio la nostra vitivinicoltura tipica di qualità". "Anche con questa scelta – ha spiegato il ministro – l’Italia ha voluto affermare di essere un Paese di grande qualità agroalimentare. Non abbiamo più complessi di inferiorità e per questo oggi possiamo affermare di essere il più importante Paese vitivincolo a livello mondiale, abbiamo raggiunto la Francia e, in termini di esportazioni siamo i primi in assoluto. E tutto questo grazie all’aver investito in qualità. Credo che tutti oggi concordano su questo perché la qualità non ha colore politico".
Fabio Piccoli
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