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Milano punta sul business del vino. La strategia della fiera con il varo del MiWine. In arrivo 25 mila operatori. Per sfidare la supremazia di Bordeaux ... L’annuncio dell’iniziativa non aveva allarmato più di tanto i concorrenti, in particolare la Fiera di Verona, che organizza Vinitaly, e la Fiera di Parma, famosa per Cibus. Ma, alla vigilia di MiWine, il salone professionale del vino che si terrà a Milano da lunedì 14 a mercoledì 16 giugno, il settore è in fermento, perché l’iniziativa di Fiera Milano spa, che si attende 25.000 operatori ospiti, non è solo una manifestazione promozionale. E’ una sfida diretta nel comparto agroalimentare che mette in discussione i vecchi equilibri, anche oltre i confini nazionali. La mobilitazione dei buyer del vino di 43 Paesi è organizzata dagli uomini di Piergiacomo Ferrari, l’ad della Fiera. A Milano, inoltre, sono previsti eventi diffusi in tutta la città (come avviene per il Salone del mobile e per quelli della moda). E sempre a Milano è stato trasferito da Roma anche l’oscar del vino dei sommelier: un’ulteriore dimostrazione che l’offensiva è senza esclusione di colpi. Decisiva è stata anche l’alleanza con l’Unione Italiana Vini (Uiv), la più forte associazione dei produttori presieduta da Ezio Rivella, per costruire una joint-venture (51% alla Fiera Milano): la Sifa, Società italiana fiere agroalimentari, che organizza MiWine con una strategia ambiziosa. La cadenza biennale è alternativa al Salone di Bordeaux, il più accreditato a livello mondiale. E poi il coordinamento con il Simei (il Salone delle macchine per l’imbottigliamento) ed Enovitis (viticoltura), organizzati proprio dall’Uiv, dovrebbe caratterizzare la sfida di Milano alle altre città-fiere europee nell’agroalimentare.